C’è fermento a Cogollo del Cengio dove una delle associazioni più amate del territorio è pronta a spegnere le sue prime quaranta candeline.

Il locale gruppo di Protezione Civile taglia così l’ambito traguardo con una serie di appuntamenti che inizieranno domani sera alle 20.30 presso il Teatro Parrocchiale del paese con un incontro dedicato ai cambiamenti climatici e ai fenomeni sempre più estremi che hanno colpito anche il vicentino: a parlarne il meteorologo e Presidente di Meteo in Veneto Marco Rabito, presenza ormai irrinunciabile per la formazione cogollese che lo ospitò anche per il 35esimo dalla sua fondazione. Con lui anche il docente Davide Rosa che invece illustrerà il Piano di Protezione Civile comunale: conoscerlo per saper affrontare le emergenze.

Sabato giornata operativa: dalle 8 del mattino saranno oltre 200 i volontari tra Protezione Civile, Soccorso Alpino e Speleologico, unità cinofile e personale della Croce Rossa a coordinarsi in una vasta esercitazione provinciale di antincendio boschivo cui si aggregherà anche l’elicottero in dotazione alla struttura regionale.

Domenica infine, sempre con campo base presso il Bocciodromo di Via Mameli, simulazione di ricerca persona scomparsa e formazione aperta ai volontari di domani: bambini e ragazzi di elementari e medie potranno toccare con mano l’impegno della Protezione Civile e vedere da vicino mezzi e strumenti in dotazione.

Una storia iniziata nel 1982 quella del gruppo cogollese nato, fra i primi in zona, come nucleo antincendio boschivo: un punto fermo dal 1997, la presidenza di Giuseppe Zordan a coordinare gli attuali 40 membri in attività  anche per Velo D’Astico con lo stesso entusiasmo e lo stesso rigore di un tempo. Una grande famiglia dove addestramento e regole sono capisaldi irrinunciabili senza però trascurare l’affetto cresciuto nelle centinaia di ore trascorse braccio a braccio tra impegno sul campo e appunto formazione. Tanti gli interventi, anche fuori regione: dove c’è bisogno, c’è la Protezione Civile. Dalla neve da spalare nelle nostre montagne, all’acqua che allaga gli scantinati di Cogollo fino agli incendi che hanno devastato la Sicilia. Senza risparmiarsi e senza aspettarsi nulla in cambio: a volte è bastato anche solo un sorriso, come ai tempi del lockdown con la jeep della Protezione Civile unica vettura per le strade di un paese spaventosamente deserto. “Dalla finestra guardavo aspettando che passassero” – confessa un anziano del paese – “con mia moglie malata non incontravamo nessuno se non loro, benchè a distanza, che ci salutavano e ci hanno poi portato le mascherine chiedendo se ci servisse altro. L’unico contatto umano”. Da veri angeli custodi, non poteva che essere altrimenti.

Marco Zorzi

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