Se non è il “de profundis” di certo la sentenza della Cassazione è una gran tegola sul percorso sempre più travagliato per uno sbocco verso nord della A31.

Nel gennaio 2019 già il Consiglio di Stato aveva accolto l’appello che il Gruppo Sportivo Ricreativo di Casale – una piccola ma attivissima realtà associativa nel comune di Cogollo del Cengio – assieme all’amministrazione trentina del comune di Besenello aveva presentato contro la delibera del CIPE che prevedeva l’approvazione in linea tecnica del progetto preliminare dell’autostrada A31 Valdastico Nord: a questa decisione aveva opposto ricorso la Società “Autostrada Brescia, Verona, Vicenza, Padova Spa”.

Con la pronuncia odierna la Cassazione invece non ha solo riconosciuto la legittimità delle azioni intraprese dall’amministrazione della Vallagarina e di Casale, ma ha convalidato la legittimità della sentenza emanata dal Consiglio di Stato che aveva posto l’accento “sull’illogicità della scelta amministrativa” legata alla realizzazione dell’opera: la frammentazione in due lotti di un progetto autostradale che diviso non ha motivo di sussistere e che all’organo giudiziario è parso più come un modo per aggirarne dissenso e criticità che un’opera con ragion d’essere.

Una scelta ritenuta illogica anche guardando al solo versante veneto dove anche secondo la sentenza della Corte Suprema di Cassazione “il distretto industriale e i centri urbani della Valle dell’Astico risultano già dotati di sufficienti infrastrutture viarie e di collegamento”.

Una soluzione progettuale arbitraria e priva di un oggettivo fondamento funzionale: parole lapidarie che poco si prestano a interpretazioni e con le quali il ricorso è stato respinto intimando altresì al soggetto proponente – Società Autostrade – il ristoro stimato in 15mila euro per le spese processuali sia alla controparte trentina che a quella veneta.

Quali saranno ora gli intendimenti della Società “Autostrada Brescia, Verona, Vicenza, Padova Spa” anche alla luce della scadenza della concessione prevista per il 2025 , ancora non è dato a sapersi benchè risulti prevedibile che per un “affaire” di questa portata ci sarà probabilmente una nuova puntata: questo anche in considerazione di un rischio tutt’altro che remoto di dover ripartire da zero con la progettazione in un frangente politico ed economico tutt’altro che favorevole.

Esultano al momento nella contrada di Casale in territorio cogollese, nel comune di gran lunga più coinvolto dal progetto: soddisfazione anche tra i sostenitori del No, community Salviamo la Val d’Astico in testa, che da anni osteggia tenacemente un’opera ritenuta uno scempio incompatibile col territorio e con la tutela della salute di chi lo vive.

 

Marco Zorzi

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