L’ennesima incursione del lupo sulle montagne vicentine ha riacceso il fuoco della polemica insinuandosi inevitabilmente anche nel dibattito politico. Dopo l’assalto di qualche giorno fa in località Ceresana a Cogollo del Cengio costato la vita ad una cinquantina di pecore, il ritrovamento di una carcassa di un piccolo di cervo stavolta ad una quota di poco superiore ai 600 metri sempre in territorio cogollese, è benzina su un incendio lungi dall’essere spento.

Furioso il Sindaco Piergildo Capovilla che, senza risparmiare critiche alle istituzioni Regione Veneto compresa, ha dichiarato a mezza stampa di temere un attacco all’uomo, definendo il lupo un pericolo pubblico contro il quale esisterebbe solo una soluzione: un abbattimento definito ‘serio’.

E se la politica, almeno quella locale in questo caso, sembra avere le idee chiare, appare altrettanto chiaro e circostanziato anche il pensiero di chi è tra i boschi stato in prima fila una vita, il primo ad avvistare il lupo nel vicentino, ancora molti anni fa, prima che la sua presenza fosse un caso mediatico. Giancarlo Ferron è da poco tempo in pensione, ma da quando aveva 24 anni è stato un guardiacaccia e da appassionato ed esperto di flora e di fauna, ha scritto numerosi libri che affrontano tra le altre cose, il delicato rapporto tra uomo e animali in un connubio che spesso appare turbato da incomprensioni e ‘interferenze’ di un mondo – quello della politica in particolare – più interessato alla propaganda che ad un serio approfondimento dei problemi. E laddove mancano le competenze, spesso arrivano slogan e prese di posizione poggiate spesso su logiche di convenienza.

Giancarlo, alla luce di quanto accaduto a Cogollo, cosa pensa dell’allarme sollevato dal Sindaco che ha parlato di un rischio concreto per l’uomo?

Come ho già dichiarato più volte la questione lupo è una questione culturale. Che l’uomo della strada possa aver paura del lupo è perfettamente comprensibile: meno comprensibile è che una persona con responsabilità istituzionali lanci allarmi chiedendo un serio piano di abbattimento per contenere i lupi. In base a che cosa si dovrebbe ipotizzate l’uccisione di questi animali? In base alla paura del sindaco e dei fungaioli? Nonostante gli escursionisti malmenati o uccisi dai bovini al pascolo o deceduti a causa di zecche, calabroni e api, non mi pare che la gente rinunci a frequentare l’ambiente montano. Senza contare che tutti percorriamo quotidianamente strade frequentemente attraversate da caprioli, cinghiali e cervi che vengono spesso investiti dai veicoli, con qualche ferito o morto anche tra gli umani. Per questi grossi mammiferi ci sono già ‘seri piani di abbattimento’, scrupolosamente attuati dai cacciatori, eppure gli incidenti non diminuiscono.

Premesso che il lupo non si è mai estinto dal nostro Paese, l’unico caso oggi conosciuto di un lupo che ha aggredito una bambina (senza ferirla minimamente) è accaduto a Otranto nel 2020 da parte di un lupo confidente, che è poi risultato essere domestico. Questo conferma gli studi fatti in tutto il mondo, in base ai quali si consiglia la rimozione dei soggetti confidenti perché potrebbero essere potenzialmente pericolosi. Ciò detto, è pacifico che nessuno sano di mente se la sentirebbe di dichiarare con certezza che un lupo non aggredirà mai una persona; considerato il numero di femminicidi in costante aggiornamento, personalmente non me la sentirei di garantire una cosa del genere neppure per il mio più caro amico umano. Nonostante la sua fama oggi il lupo non è considerato una specie pericolosa per l’uomo ma c’è sempre qualcuno, completamente a digiuno di qualsiasi nozione naturalistica, che invoca il morto per dimostrare le sue convinzioni. Ripeto: se lo fa l’uomo qualunque lo sopporto, se invece lo fa un sindaco lo considero inaccettabile. Per analogia mi chiedo che cosa dovrebbero fare le istituzioni, tanto invocate, per evitare gli incidenti con la fauna selvatica. È una domanda seria: che cosa facciamo? Uccidiamo qualsiasi essere vivente più grosso di una quaglia? Oppure auspichiamo una guida più prudente e consapevole da parte degli automobilisti?   

Agli allevatori e ai loro politici di riferimento, che continuano a caldeggiare un contenimento dei lupi, che a loro dire sarebbe inattuabile per colpa degli ‘animalisti’, vorrei ricordare che le leggi si fanno in Parlamento, non le fanno i “protezionisti”. Infatti, anche la caccia continua ad esistere in virtù di una legge che molti considerano inaccettabile. Il lupo è particolarmente protetto in base alla leggi nazionali e internazionali e non per volere di un pugno di “protezionisti”.

A proposito delle uccisioni di lupi per evitare fastidi agli allevatori, vale la pena sottolineare che in Francia stanno ammazzando lupi da anni, senza sortire nessun risultato, sulla riduzione dei danni arrecati ai domestici. Il motivo è facile da capire: anche se uccidi alcuni, molti, quasi tutti i lupi, finché ci sarà un solo predatore in giro gli animali allevati dovranno essere adeguatamente protetti, non c’è alternativa. Chi fa finta di non capire questo concetto è in mala fede.

C’è poi la questione dei danni economici fatti dai lupi nelle malghe. Ebbene, come ho fatto altre volte, lancio anche qui una proposta: sfido gli allevatori colpiti dalle scorrerie dei lupi a dichiarare che i danni non vengono pagati, li sfido inoltre a dichiarare quanti soldi pubblici hanno ricevuto ogni anno, come contributi della Comunità Europea, per la loro attività professionale. Se l’opinione pubblica sapesse, sono convinto che anche le proteste degli allevatori sarebbero considerate in modo diverso.  

Ma c’è qualcosa che si potrebbe fare che magari ancora non si è fatto e cosa soprattutto si può dire alla gente spaventata da queste incursioni del predatore?

Credo di aver già risposto quasi a tutto, però la domanda mi offre l’occasione di aggiungere che bisogna lavorare molto sulla cultura. Oggi non si fa che parlare di transizione ecologica ma, secondo me, manca una coscienza collettiva in merito all’ambiente in generale. Non siamo abbastanza o per niente consapevoli che il nostro agire umano ha distrutto la Terra, non ci arrendiamo al fatto che non possiamo più parlare di sviluppo e che dovremmo invece considerare seriamente una decrescita. Non significa che dovremmo tornare all’era della pietra ma, sicuramente dovremmo arrenderci all’idea che non possiamo uccidere ed eliminare tutto ciò che ci potrebbe dare fastidio. La perdita di biodiversità planetaria è seconda solo all’emergenza climatica. Dunque bisogna studiare e portare avanti politiche urgenti, consapevoli e oneste in merito alla tutela dell’ambiente, con informazioni corrette e trasparenti.

Marco Zorzi

(in foto copertina l’ultimo ‘segno’ della presenza del lupo nei monti di Cogollo)

 

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