Aumentano le indennità per i sindaci dei piccoli Comuni, ma il provvedimento, di cui si discuteva da anni e che non aveva mai visto ‘la luce’ alla fine suona come un bluff, perché l’aumento è basso e si traduce in cifre che oscillano tra i 197 e i 274 euro mensili, in base al numero degli abitanti e nonostante ci sia qualcuno che apprezza lo sforzo del governo, a conti fatti fare il sindaco nei piccoli paesi è più una ‘missione’ che un lavoro.
L’aumento è una miseria infatti, soprattutto considerando le responsabilità dei primi cittadini, che soprattutto nei piccoli Comuni rappresentano un punto di riferimento a tutto tondo per i loro cittadini e sono chiamati a responsabilità di primo piano che, in cittadine più grandi competono ad uffici e personale dedicato e opportunamente assicurato.
A puntare il faro su quello che suona come una beffa è il deputato leghista maranese Erik Umberto Pretto, che vivendo nell’Alto Vicentino conosce bene il ruolo dei sindaci dei piccoli Comuni, soprattutto quelli di montagna.
“Il governo aveva promesso più risorse per le retribuzioni dei primi cittadini. Un innalzamento necessario per assicurare un’indennità degna di questo nome agli amministratori dei piccoli comuni, nonostante il carico di responsabilità che il loro ruolo comporta – ha spiegato Pretto – In realtà, praticamente un bluff. Roma promette ma non mantiene. L’aumento assicurato dallo Stato si è infatti tradotto in cifre irrisorie, dai 197 ai 274 euro al mese a seconda del numero di abitanti. Lasciando il resto a carico delle casse comunali, già gravate da tutti i mancati introiti derivati dalla sospensione delle tasse locali dovuta all’emergenza Coronavirus, come l’occupazione di suolo pubblico, la tassa di soggiorno e la tassa sui rifiuti per gli operatori commerciali. Ho presentato in proposito un’interrogazione al ministro dell’Interno affinché il governo provveda subito a stanziare risorse adeguate. Se il governo non interverrà con misure concrete, presto ci ritroveremo con tanti piccoli comuni, in particolare montani, senza sindaci. Perché nessun cittadino sarà più disposto a lavorare dalla mattina alla sera per gestire l’ente sottraendo tempo prezioso alla propria professione e alla propria famiglia. Sostenere i sindaci dei piccoli comuni significa valorizzare le identità territoriali e favorire la partecipazione dei cittadini alla vita democratica”.
La pensano nello stesso modo i sindaci Andrea Cecchellero e Giovanni Sella, primi cittadini rispettivamente di Posina e Laghi, mentre lo considera “un provvedimento apprezzabile” Emilio Leoni, sindaco di Lastebasse.
“Il sottosegretario Achille Variati ha sbandierato l’aumento dell’indennità dei sindaci dei piccoli Comuni, ma non ha spiegato che si tratta di una cifra irrisoria – ha evidenziato Andrea Cecchellero, la cui indennità è paragonabile al reddito di cittadinanza e che sostiene spese di tasca sua per non gravare sulle tasche dei suoi 550 (circa) abitanti – E’ inoltre opportuno considerare che nei comuni sotto i mille abitanti il sindaco è responsabile di tutte le aree e fa risparmiare circa 20mila euro l’anno assumendosene le responsabilità (5mila euro per ognuna delle quattro aree). E’ responsabile anche del Rup (responsabile unico del procedimento), che se svolto da un dipendente fornisce al dipendente stesso il 2% dell’opera che viene fatto, ma nei piccoli Comuni è gratis poiché svolto dal sindaco. Inoltre, siamo costretti a farci assicurazione per tutelarci da eventuali problemi civili, con polizze private che riguardano responsabilità ed eventuali costi legali, che sono totalmente a carico privato e non possono essere fatte pagare all’ente. E’ chiaro – ha concluso – che nei piccoli Comuni non si fa il sindaco per soldi ma è paradossale che alla fine dobbiamo anche rimetterci”.
“Circa un anno fa ci eravamo trovati a Roma per una riunione su questo tema e c’era anche metà del consiglio dei Ministri – ha raccontato Giovanni Sella – Si era parlato di portare il minimo dell’indennità di un sindaco a 1.500 euro. Sottolineo che chi fa questo lavoro, soprattutto nei piccoli Comuni, non lo fa per soldi ma per passione, per senso civico. E di certo è un ruolo che dà moltissime soddisfazioni a livello sociale e personale. A oggi non ho più sentito nulla di quell’aumento e l’aumento di oggi è irrisorio, io ho rinunciato alla mia indennità e continuo a rinunciare. Il fatto che il Comune abbia pochi abitanti però non significa che sia piccolo, perché si estende su 23 chilometri e questo significa territorio da gestire, spese da coordinare, enti e volontari sotto la mia responsabilità. Come il sindaco Cecchellero, anche io devo ricorrere ad un’assicurazione, perché se si facesse male un volontario durante un servizio la responsabilità sarebbe totalmente mia ed è facile immaginare a cosa andremmo incontro. Se penso agli sprechi immensi che ci sono in Italia e a come vengono sperperate valanghe di soldi pubblici mi innervosisco – ha concluso – Non trovo corretto che ci siano queste discrepanze”.
Anna Bianchini