L’arrivo di trecento moto che domenica prossima solcheranno i boschi e le valli di Posina nella prima gara di enduro spacca il paese e la paura vera è che Posina, con il suo silenzio e la pace dei boschi, diventi una ‘pista’ di moto alla pari del Costo di Asiago.
Da una parte il sindaco Andrea Cecchellero, supportato da chi ama le moto e ritiene che l’occasione sia a vantaggio dell’intero piccolo comune, dall’altra i contrari. Una schiera compatta quella del ‘no enduro’, capitanata dallo scrittore Liverio Carollo, dall’alpinista Tarcisio Bellò e dall’artista Giorgio Spiller.
A far capire quanto contrastata sia la gara, la folla che martedì ha riempito la palestra per partecipare alla serata organizzata dall’amministrazione per spiegare quanto accadrà domenica.
“È previsto l’arrivo di 300 partecipanti motorizzati di cui 6 locali – ha commentato Giorgio Spiller – Come ha fatto notare il sindaco ieri sera in sala molti erano i ‘foresti’, compreso il gruppetto più rumoroso sul fondo della sala, proveniente da Cogollo che la domenica ma anche nei giorni feriali ama percorrere indisturbato la pedemontana col cervello chiuso nel casco. La parte meno rumorosa e più silenziosa stava seduta nelle prime file, è salita incredula per guardare in faccia gli amministratori che hanno consegnato la Valle vicentina più integra al rumore. ‘Sarà solo per sei ore all’anno’ dicono loro, ma il dado è tratto e la velocità su due ruote si impadronirà anche di questa valle come si è impadronita dell’Altopiano dei Sette Comuni, consegnato da Cogollo alle 4 ruote della corsa in salita e ai bolidi della domenica”.
A lanciare per primo l’allarme contro la gara di enduro, era stato nei giorni scorsi l’alpinista Tarcisio Bellò, che anche martedì sera ha ribadito la sua posizione, che ha come obiettivo tutelare i percorsi delle montagne vicentine.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giorgio Spiller, arrivato apposta dall’Altopiano, dove sta coordinando con gli ESU, il gruppo di Escursionisti Storico Umanitari fondato da Bellò, i lavori di ripristino dell’Antica Strada del Costo. Con loro altri due contrari: Mario Marangoni che negli ultimi anni in silenzio ha ripulito tutti i sentieri di Pedescala e Liverio Carollo, conoscitore della sentieristica delle valli di Posina e Laghi e Val d’Astico, che ha divulgato in più pubblicazioni guadagnandosi la cittadinanza onoraria del Comune.
“Ci sono luoghi che vengono visitati in silenzio. Nelle biblioteche si entra in silenzio. Nelle corsie di ospedale si sta in silenzio. E così si sta in silenzio in chiesa – è il loro pensiero condiviso – La montagna è tutte queste istituzioni assieme. La montagna è biblioteca, perché in essa c’è cultura a profusione: storia, scienze, flora, fauna, etnografia, lavori e tradizioni di popolo. La montagna è ospedale perché a chi la frequenta dà calma, silenzio, benessere fisico e psicologico. Dà ricarica per riprendere nella settimana il lavoro e gli spostamenti nel traffico. Non per nulla si parla oggi di montagna-terapia. La montagna è chiesa. Perché chi ci va trova possibilità di meditare, di sentirsi piccolo di fronte alla magnificenza del creato. Per questo molti, quando raggiungono la vetta, si fanno un segno di croce o mentalmente recitano un ringraziamento all’eterno. E scendono dal monte più leggeri. Nel vicentino abbiamo di fronte una pianura, ed una campagna ridotte ormai ai minimi termini, intasate da strade, rotonde, traffico, lottizzazioni, infrastrutture varie. Abbiamo una qualità dell’aria sempre più problematica. La gente sempre più cercherà quei beni che ho elencato. E le aree montane che posseggono queste riserve di acqua, boschi, paesaggi, di quiete devono attrezzarsi per offrirli con servizi richiestissimi e ripaganti sotto l’aspetto economico. Già altre realtà lo hanno fatto.
Le moto i sui pendii delle montagne no. Non vanno in questa direzione. Le moto trasferiscono in montagna ed in zone integre quei problemi di rumore, puzza, velocità, dominio arrogante preteso dall’uomo sulla natura dai quali tutti vogliono scappare. Queste iniziative fanno a pugni con quanto detto prima. Non si possono accettare sia le une che le altre. Senza contare il brutto, diseducativo messaggio che con questi raduni si manda ai giovani. E’come dire: vedete? La natura è al mio servizio, io ci sono sopra, io posso dominarla con la potenza dei mezzi tecnici. Chi amministra il territorio di valle, chi ha il compito di tutelarlo deve fare una riflessione e decidere che via scegliere il futuro da dare a queste valli. E non mi pare che sia nei motoraduni”.
Anna Bianchini