RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO da Marta Frigo, volontaria che salva i rospi

Un tempo negli ecosistemi di pianura esistevano i corsi d’acqua, le siepi campestri, i filari di pioppi, di gelsi, di ontani lungo le rive, i boschetti planiziali…era un habitat ricchissimo di vita, un vero paradiso per uccelli, mammiferi, insetti, anfibi.

E tutti con la loro presenza contribuivano a creare la meravigliosa orchestra della natura.

Ora quel mondo magico non esiste più, al suo posto ci sono le monoculture che hanno desertificato i suoli, ci sono tonnellate di pesticidi, anticrittogamici, fertilizzanti, ci sono i centri urbani, gli impianti industriali, le infrastrutture…

Dove c’era biodiversità ora c’è il deserto biologico.

Molti animali sono a rischio perché il loro habitat è stato pesantemente compromesso. Abbiamo eliminato molte specie utili per la lotta agli insetti e ora siamo costretti ad usare tonnellate di veleni, che non solo danneggiano la nostra salute ma distruggono la biodiversità…una spirale diabolica che solo l’homo sapiens poteva ideare…

Le specie appartenenti agli anfibi sono tra le più minacciate. Questi animali sono grandi divoratori di insetti fastidiosi per l’uomo come le zanzare e sono determinanti per il mantenimento dell’equilibrio ecologico oltre a svolgere un importante ruolo di bioindicatori della qualità ambientale; si calcola che delle 85 specie europee il 60% circa sia in rapido declino come numero di esemplari e la situazione italiana sarebbe tra le più gravi dal momento che l’Italia ospita un maggior numero di specie complessivo.

Gli anfibi sono a rischio di estinzione a causa della riduzione delle zone umide, la frammentazione dell’habitat, l’uso di pesticidi particolarmente dannosi per l’elevata permeabilità della loro pelle, cambiamenti climatici, prelievi illegali, ecc.

A questo si aggiungono le malattie infettive, che potrebbero essere anche dovute ad una maggiore fragilità della specie, indotta da questi fattori…e la morte sulle strade.

Le poche popolazioni rimaste cercano di sopravvivere, obbedendo da sempre all’istinto naturale di riprodursi ma mentre prima, quando si spostavano dai siti invernali verso i luoghi di riproduzione incontravano boschi e prati, ora devono fare i conti con quei nastri di asfalto che noi umani abbiamo costruito dovunque, un’ulteriore minaccia per la loro sopravvivenza, una rete mortale per tanti animali selvatici, non solo anfibi.

Da alcune settimane rospi e rane hanno iniziato la migrazione, scendono dai boschi e vanno a deporre le uova nei corsi d’acqua, ogni femmina ne può deporre parecchie migliaia.

Noi volontari facciamo il possibile per cercare di garantire loro una speranza di vita aiutandoli ad attraversare le strade.

Gli automobilisti ci vedono ormai ogni sera a Forni, a Laghi, a Calvene con i nostri gilet gialli fosforescenti, muniti di pile e di secchi ma pochi rallentano…

Eppure basterebbe veramente poco…moderando la velocità la maggior parte di queste piccole creature potrebbero essere salvate!

Spesso la femmina del rospo (Bubo bubo) porta sulle spalle un maschio…se non riescono ad attraversare la strada muovono abbracciati l’uno all’altra accomunati dallo stesso tragico destino…migliaia di vite spazzate via in un attimo da un ammasso di ferraglia…

C’è l’idea assurda che più corri più aggiungi tempo alla tua esistenza, ma sono loro che di tempo non ne hanno più.

Quando guidi, non guidare e basta…salva una vita.

Marta Frigo

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