di Federico Piazza

L’accelerazione della Regione Veneto sul bacino idrico di Meda accende la discussione in Val D’Astico. Sala consiliare del Comune di Velo d’Astico gremita per l’incontro pubblico “Siccità e invaso” di venerdì 9 giugno, organizzato dall’associazione “Laboratorio 2024” del consigliere di minoranza Luca Cislachi. Obiettivo della serata: iniziare a capire che funzionalità, dimensioni, caratteristiche tecniche e impatto sul territorio avrà l’opera in questione, la cui realizzazione è stata annunciata come certa circa un mese fa da parte del presidente Luca Zaia. E quindi anche capire a che punto è l’iter del progetto, a cui la Regione sta lavorando sulla base di uno studio di fattibilità del 2011 aggiornato negli ultimi anni.
Il sindaco di Velo d’Astico, Giordano Rossi, non era presente all’incontro pubblico. Interpellato sul tema da AltoVicentinOnline alcuni giorni fa, ha precisato che non si tratta di essere favorevoli o contrari a priori all’opera, ma che a questo punto si possono esprimere valutazioni solo sulla base del progetto con le relative relazioni tecniche, una volta che siano chiari gli obiettivi.

L’incontro pubblico “Siccità e invaso”
Nella prima parte il meteorologo professionista Marco Rabito ha spiegato la portata sul Veneto dei cambiamenti climatici in corso. Evidenziando in particolare come il regime delle precipitazioni stia diventando sempre più irregolare, e comporti quindi sempre maggiori difficoltà nella gestione idrica. Nei prossimi decenni bisognerà adattarsi ai cambiamenti climatici: servono quindi opere di mitigazione, ma anche comportamenti diversi da parte di tutta la popolazione.
Nella seconda parte Lorenzo Altissimo, esperto di gestione idrica già direttore del Centro Idrico di Novoledo, ha ripercorso la storia delle alluvioni nel bacino del Bacchiglione tra Vicenza e Padova, di cui fa parte il Posina-Astico. Ha spiegato perché da ormai ottant’anni Meda è considerato il punto più adatto in cui fare un bacino di laminazione necessario per proteggere i territori a valle in caso di piene. Da utilizzare anche per la ricarica della falda freatica, i cui livelli sono in calo da decenni, perché sarebbe l’unico bacino situato su terreno adatto all’infiltrazione sotterranea dell’acqua raccolta in superficie.
Doppia funzione quindi: parcheggio temporaneo di acqua per sgonfiare l’Astico quando è in piena e raccolta di acqua da rilasciare gradualmente per infiltrazione in falda e per irrigazione delle campagne a valle. Capacità massima di sette milioni di metri cubi. Ma mantenendo in regimi ordinari volumi ben minori di riempimento, grazie anche a una galleria sotto il Monte Summano per portare l’acqua dove necessario per ricaricare la falda di almeno una cinquantina di milioni di metri cubi l’anno. Un contributo importante per mantenerla in equilibrio rispetto alle quantità attinte dagli acquedotti a valle. Costo complessivo: 80 milioni di euro, di cui metà per il bacino di laminazione. In proporzione, un costo più basso di quello per i bacini di Caldogno e Trissino realizzati recentemente in provincia di Vicenza, secondo i dati illustrati da Altissimo.
Nella terza parte dell’incontro numerose sono state le domande del pubblico. Con conseguente dibattito, in cui sono emersi dubbi e timori per l’impatto dell’opera, pur dimezzata come volume del bacino rispetto allo studio originale. In particolare, perplessità non del tutto dissipate per la zona industriale di Seghe di Velo d’Astico. Ma, soprattutto, una diffusa percezione che il progetto arriverà calato dall’alto, senza nessuna consultazione del territorio. Da qui, molti hanno espresso l’esigenza di avviare subito un confronto con la Regione, senza aspettare che il progetto esecutivo arrivi sui tavoli dei sindaci e degli uffici tecnici comunali: una richiesta di approccio proattivo della comunità locale e dei suoi rappresentanti politici, che sappiano farsi attori capaci anche di negoziare le compensazioni economiche per il territorio, oltre che richiedere un confronto con Venezia sugli impatti ambientali dell’opera e gli eventuali rischi connessi.
Il tema dell’invaso di Meda torna quindi a scaldare gli animi in Val d’Astico.

Il commento del Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta
«Finalmente si sta accelerando per quest’opera essenziale attesa da troppo tempo. Ci auguriamo che il 2024 sia l’anno in cui si potrà partire con le gare per aggiudicare i lavori». Silvio Parise, presidente del Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta, è da sempre un convinto sostenitore dell’opera. «È essenziale per la ricarica della falda e per la gestione del rischio alluvionale», commenta al telefono con AltoVicentinOnline oggi, sabato 10 giugno 2023. «Certo sul territorio interessato occorre informare la popolazione e spiegare come sarà tecnicamente il progetto, che risolve tutti i timori che possa esserci un rischio per gli insediamenti circostanti, compresa la zona industriale di Velo d’Astico. Le modifiche apportate vanno in tale direzione».

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