Presidi di forze dell’ordine negli ospedali per garantire interventi rapidi a tutela di medici e operatori sanitari. Dopo l’ennesima aggressione, il governo corre ai ripari. Il Ministero dell’Interno ha avviato una mappatura delle strutture ospedaliere per individuare quelle maggiormente a rischio, una fotografia che sarà pronta nei prossimi giorni e consentirà di definire il piano di intervento con l’obiettivo di garantire la tutela del personale medico e infermieristico e di disinnescare ogni eventuale tensione tra pazienti, famigliari e camici bianchi. Nel frattempo, le regioni che non sono rimaste a guardare, hanno cercato di far fronte all’ondata di violenza contro i camici bianchi con iniziative singole.

Veneto: formati istruttori antiviolenza, mentre si pensa ai vigilantes

Anche in Veneto, dove si sono registrati nei mesi scorsi diversi episodi di violenza ai danni di medici e infermieri, si attende con fiducia l’intervento del Ministero su cui sono riposte molte speranze, ma nel frattempo si lavora per cercare di contenere il fenomeno. Nei mesi scorsi è stato avviato il corso  per la formazione di 90 istruttori antiviolenza, personale proveniente da tutte le aziende sanitarie del territorio la cui formazione è stata affidata alla Fondazione Scuola di Sanità Pubblica con la U.O.C Rischio clinico di Azienda Zero. Il personale, una volta formato su autocontrollo, autodifesa, capacità di gestire i momenti di paura in una situazione di profondo stress, verrà poi inserito capillarmente all’interno delle singole realtà per trasferire ai colleghi le strategie utili per affrontare eventuali aggressioni. Prevenzione e gestione del pericolo rappresentano dunque le strategie messe in campo fino ad oggi da Regione Veneto ma, in attesa delle azioni del Governo, c’è chi in Regione chiede l’istituzione di presidi di vigilanza negli ambulatori più a rischio.

 

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