Gennaio 2024. Fissa la data il ministro per le Autonomie Roberto Calderoli: in quel mese si potranno votare in Parlamento le intese con le Regioni sull’autonomia dopo aver impegnato il 2023 a definire i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. “C’è un anno da aspettare, ma è un anno in cui si lavora per fare” andare in porto l’autonomia. E dunque c’è da portare pazienza, ma oggi -dopo l’incontro con Luca Zaia, governatore del VENETO– Calderoli invita alla fiducia. “Per me VENETO vuol dire autonomia. Sono stato segretario della Lega lombarda e ho guardato con invidia la Liga veneta nata prima di noi… Avete un senso identitario di popolo che in Lombardia non abbiamo: se parlate in VENETO, tranne che in poche aree, vi capite; se parlo bergamasco a Milano, pensano che sia arrivato un tedesco”. Quindi era proprio dal VENETO che Calderoli voleva “partire” per portare messaggi sulla convinzione di portare in fondo l’autonomia. “So già che nasceranno polemiche, ma sono pronto ad andare anche dall’amico De Luca o in Calabria a portare le mie idee e a confrontarmi”. Al VENETO intanto “ho portato in dote” l’articolo della Manovra “che non è portare a casa l’autonomia, ma creare -per la prima volta in una legge che diventa operativa dall’1 gennaio- il presupposto per fare l’autonomia”; ovvero, l’articolo 143 sui Lep. Si decide che c’è un anno per fissarli, “e ho sempre avuto il dubbio che strumentalmente venissero usati per non andare avanti sull’autonomia”, annota Calderoli. Ora è tempo di dire cosa e come sono: senza, pur trasferendo una competenza “non ho certezza che vengano mantenuti diritti essenziali”. E dunque “per la prima volta” nella partita dell’autonomia si accelera su questo tassello indispensabile, rimarca.

Parallelalmente al percorso normativo sull’autonomia una cabina di regia definirà i Lep “in un anno, e ragionevolmente la legge di attuazione può essere pronta entro fine 2023, quindi a gennaio 2024 potremo fare i trasferimenti” di materie e sottoporre “al voto del Parlamento le intese”, indica Calderoli. Partita diversa sono misure e fondi per compensare le sperequazioni nel paese; i Lep non c’entrano nulla e, ipotizza, quando saranno definiti qualcuno non vorrà tutte le materie richieste. “L’Italia oggi non è divisa in due ma in quattro o cinque e l’autonomia è il tentativo di far accelerare i più lenti e far andare più forte chi già lo fa oggi. Non accetterei che per riallineare il paese si possa pretendere di rallentare chi va più forte. E siccome nessuno può dire che questa divisione è colpa dell’autonomia”, per Calderoli da superare è il centralismo. Con una o più intese sulle materie. Ne preferirebbe una per materia per evitare che il Parlamento su un pacchetto di cinque competenze obietti su una e comprometta l’accordo. Ma il Veneto “può presentare un’intesa con 23 materie o 23 intese” e vedersele “approvare lo stesso giorno”. Poi Calderoli avvisa chi cerca di fermare tutto: “I tentativi di buttare la palla in tribuna”, ad esempio mischiando Lep e fondi perequativi, “non sempre riescono; di raccattapalle che vanno a riperdere il pallone penso di averne”. E ci si ricordi che l’autonomia è in una Costituzione “approvata da una maggioranza di centrosinistra. Mi augurerei che avessimo una Costituzione applicata non solo sulla carta; non puoi tener per buona solo la parte che fa comodo e il resto non attuarlo”. Per cui rivendica anche l’utilità del testo proposto -“ha consentito di aprire un dibattito”- e chiude: “L’importante è che mi lasciano andare avanti e di corsa, il Parlamento è spesso una bella gatta da pelare”.

 

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