I mesi passano e l’autonomia del Veneto rimane un miraggio all’orizzonte. Il Partito democratico veneto torna allora all’attacco, e lo fa presentando una propria proposta di legge quadro, che muove dalle proposte per sbloccare la trattativa sull’autonomia differenziata presentate a metà aprile. “Che si debba fare una legge quadro è patrimonio condiviso”, sottolinea il segretario dei dem veneti, Andrea Martella, aprendo la conferenza stampa organizzata oggi nella sede regionale del Pd, a Padova. “Il ministro Gelmini ha detto che entro l’estate la legge quadro arriverà in Consiglio dei ministri, questo è il nostro contributo affiché sia realizzata”, continua spiegando che la proposta di legge presentata oggi sarà affidata al deputato veneto Diego Zardini, affinché la depositi in Parlamento. Nel concreto, la proposta di legge quadro dei dem si compone di sette articoli. Il primo delinea il contesto entro cui si dovrà muovere la trattativa, chiarendo che l’autonomia dovrà rispettare il principio di sussidiarietà; che le materie per cui sono previsti i Lep (Livelli essenziali di prestazione) potranno essere trasferite alle Regioni solo dopo la definizione dei Lep stessi, che dovrà avvenire entro un anno dall’approvazione della legge quadro; che il finanziamento delle funzioni trasferite avverà in termini di compartecipazione al gettito erariale maturato nel territorio regionale e che si partirà con il criterio della spesa storica, per poi arrivare entro un anno dall’approvazione della legge quadro a definire il fabbisogno standard.

È poi previsto che entro 10 anni dalla stipula dell’intesa Stato e Regione effettuino una verifica, che potrà comunque essere anticipata. Infine, è previsto che al netto di quanto stabilito lo Stato possa “stabilire, con disposizioni di rango primario, in relazione agli andamenti del ciclo economico e dei conti pubblici, misure transitorie a carico della Regione a garanzia dell’equità nel concorso al risanamento della finanza pubblica, con contestuale adozione di analoghe misure per le altre Regioni a statuto ordinario”. L’articolo 2 riguarda l’iniziativa regionale, e prevede che gli atti di iniziativa, compresa la stessa intesa sull’autonomia, siano vagliate dal Consiglio delle autonomie locali prima di essere inviate al Consiglio dei ministri. L’articolo 3 riguarda il procedimento di approvazione dell’intesa, il cui schema dovrà essere predisposto dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, su iniziativa della Regione interessata, trasmesso a camera dei deputati e senato sella Repubblica per l’espressione del parere da parte della commissione parlamentare per le questioni regionali. Dopodiché Regione e Governo arriveranno alla versione definitiva dell’intesa relazionando su eventuali discrepanze rispetto a quanto indicato da Camera e Senato. L’intesa sarà a quel punto trasmessa al Parlamento sotto forma di disegno di legge da approvarsi a maggioranza assoluta. L’articolo 4 stabilisce quanto anticipato sui Lep, e l’articolo 5 quanto anticipato sulle risorse finanziarie. L’articolo introduce verifiche e monitoraggio da parte dei presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per gli Affari regionali (quando lo ritengono opportuno), e Commissione paritetica e Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (a cadenza annuale). L’articolo 7, infine, stabilisce che l’intesa ha durata decennale e può in qualsiasi momento essere modificata di comune accordo tra Stato e Regione.

“È evidente che il processo dell’autonomia si è inchiodato e non per caso, ma perché chi ha provato a intestarselo non è stato in grado di portarlo avanti”, attacca il capogruppo in Consiglio regionale Giacomo Possamai, che si dice convinto che con la proposta dem “si possa arrivare al risultato in tempi brevi”. I consiglieri regionali democratici hanno poi presentato una risoluzione per chiedere l’istituzione di una apposita commissione consiliare dedicata all’autonomia differenziata, con il compito di approfondire e confrontarsi con la giunta sia sul percorso istituzionale che sulle singole materie oggetto di negoziato. Al contempo, la richiesta è che la giunta veneta coinvolga nell’iter i portatori di interesse e le organizzazioni sociali. “Dal 2017 in Consiglio regionale non si è più discusso dell’autonomia”, evidenzia la vicecapogruppo Vanessa Camani. “C’è chi utilizza l’autonomia per rafforzare la propria leadership politica e chi, come noi, cerca di costruire un percorso nel rispetto delle istituzioni”, conclude.

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