“Vi ricordate quando dicevano che il referendum in Veneto sull’autonomia era inutile? Beh, se oggi si parla di autonomia è perchè i veneti sono andati a votare” chiedendo con un plebisicito che si dessero più poteri e competenze alla Regione. Senza quel voto (“Su cui avevo messo un carico da 90, fissando il quorum e dicendo che non andava a votare un veneto su due il Veneto non ci credeva”), la strada verso l’autonomia, spianata dal voto in Senato, non si sarebbe aperta, rivendica Luca Zaia. Che dunque, l’altro giorno, lo incornicerà come quello del referendum. sono passati anni: sei, era il 22 ottobre 2017 quando in oltre due milioni e 273.00 veneti dissero sì all’autonomia, più del 98% dei votanti.  Il sì del Senato del 23 gennaio 2024, “non lo dimenticherò mai”, dice il governatore del Veneto raccontando di ricevere tante domande su cosa succede ora. “Siamo a metà del guado”, risponde da Madrid “ma con il cuore in Veneto”: serve il voto alla Camera, e poi si aprirà la partita delle intese con lo Stato sulle materie e le competenze da cedere. Ma adesso quel traguardo sembra molto più vicino. Perchè “questo Governo ha dimostrato di mantenere la parola e ha affrontato il tema in modo serio” e Zaia ringrazia anche chi ha votato contro perchè ha arricchito il dibattito e la conoscenza dell’argomento tanto che ora “l’autonomia non è più uno spauracchio per l’Italia ma una scelta di modernità, a favore dei giovani, e di responsabilità. Noi veneti ci crediamo tantissimo”. Grazie dunque a quelli che ci hanno creduto e lavorato fin qui. “La vittoria ha sempre tante maternità e paternità, la sconfitta ne avrebbe avute una sola, la mia”, annota infine Zaia.

Tomas Piccinini, capogruppo Veneta Autonomia in Regione, è certo che l’autonomia differenziata “non sfavorirà territori ma al contrario aiuterà la crescita di tutte le nostre Regioni”. E sottolinea, sempre pensando al referendum, che se in Veneto “tante persone, a prescindere dalle idee politiche, hanno scelto la richiesta dell’autonomia è perché c’è la convinzione che questa sia la strada più giusta per far fronte ad esigenze e problemi concreti che con la gestione centrale non hanno trovato le risposte più adeguate. Io condivido questo pensiero e sono certo che non solo nessuno lascerà indietro nessuno ma che, anzi, l’autonomia sarà uno strumento che aiuterà ogni Regione a crescere e progredire”. Se quanto votato l’altro giorno,  “risponda alle giuste aspettative dei veneti espresse in un referendum popolare, lo scopriremo vivendo. Comunque un passo importante è stato fatto e un plauso va fatto al Governo”, dichiara il consigliere regionale del gruppo misto, Stefano Valdegamberi ripercorrendo alcune tappe storiche sulle origini di questo percorso. Ad esempio un progetto di legge che depositò nel 2013 su impulso di Indipendenza Veneta, che prevedeva di indire un referendum per l’Indipendenza del Veneto; diventò legge grazie ad un accordo politico con il Pdl che assicurò il suo voto in aula a patto che che si approvasse contestualmente una loro proposta sull’autonomia. Entrambe furono impugnate dall’allora Governo alla Corte Costituzionale: una fu bocciata e l’altra no. “Se non fosse stata depositata quella sull’indipendenza credo che non si sarebbe nemmeno parlato di autonomia oggi”, dice Valdegmaberi.

Calenda: “Provvedimento fuffa in vista delle Europee”

“Le altre opposizioni che continuano a dire che l’autonomia spacca l’Italia fanno un favore alla Lega. Tralasciando il fatto che l’autonomia l’abbiamo fatta partire noi con il governo Gentiloni, questa autonomia non esiste. È un provvedimento fuffa che serve alla Lega per le europee. Tutto è rimandato a dopo il finanziamento dei lep. Il che equivale a dire mai. Se invece si trovassero per miracolo i soldi sarebbe utile e importante per le regioni del Sud. Aggiungo che all’autonomia è agganciato il federalismo fiscale che tutti i partiti hanno votato nel PNRR con Draghi. Questo è un esempio del teatro italiano dove le posizioni si invertono e cambiano a seconda delle convenienze politiche ma non si produce mai nulla”. Lo scrive sui social il leader di Azione Carlo Calenda.

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