di Federico Piazza
A circa un anno dalla sua costituzione la Comunità Energetica Rinnovabile Alto Vicentino, a cui aderiscono sedici comuni, conta 200 soci potenziali che possono fruire di un contributo PNRR del 40% in conto capitale sulle spese di installazione di impianti fotovoltaici. Ma i tempi stringono, avverte Claudio Dalla Vecchia dell’Associazione Buona Pratica che gestisce lo Sportello Energia della Rete dei Comuni per la Sostenibilità: «Il 30 novembre 2025 è la scadenza per produrre la domanda al Gestore dei Servizi Energetici – GSE con la relativa documentazione accessoria. I lavori, da avviare successivamente, devono poi essere conclusi entro il 30 giugno 2026».
In queste settimane lo Sportello Energia Alto Vicentino sta riscontrando diverse richieste di informazioni sulla CER da parte di privati cittadini, piccole imprese, cooperative, istituti scolastici. Anche perché il 40% di contributo PNRR sui costi di installazione degli impianti nei comuni fino a 50mila abitanti, se si sfrutta l’attuale finestra temporale, non è l’unico vantaggio economico per i soci. Il GSE riconosce infatti in ogni caso per vent’anni un incentivo tra i 10 e i 12 centesimi al kWh sull’energia condivisa. A cui si aggiunge il pagamento del ritiro dedicato per l’energia non condivisa e riversata in rete, che ha un prezzo variabile di mercato che oggi si aggira intorno a qualche centesimo al kWh. «Ovviamente – precisa Dalla Vecchia – il vantaggio è maggiore per chi con un proprio impianto fotovoltaico partecipa come prosumer, cioè produttore oltre che consumatore. Ma anche i semplici consumatori residenziali arrivano a risparmiare l’equivalente di una o due bollette all’anno. Tecnicamente la CER Alto Vicentino, che dal punto di vista amministrativo è una Fondazione di partecipazione volta a promuovere la transizione energetica e la sostenibilità ambientale, amministra l’incentivo GSE».
Tutte le comunità energetiche rinnovabili in Italia hanno ancora dimensioni molto ridotte. Per funzionare appieno dovrebbero raggiungere taglie rilevanti e mettere assieme soci di diverse tipologie come volumi e tempistiche di produzione e di consumo di energia. «Lo spirito fondamentale della direttiva europea RED II che ha dato il via alla legislazione nazionale sulle comunità energetiche – spiega Dalla Vecchia – è creare benefici di carattere ambientale e sociale. In particolar modo, condividere energia da fonti rinnovabili serve a localizzarne la produzione e il consumo, contribuendo a non creare squilibri all’interno della rete elettrica e a migliorarne la resilienza. Con lo sviluppo crescente delle fonti rinnovabili decentrate sul territorio, infatti, dobbiamo iniziare a pensare alla rete elettrica più come un modello simile all’internet, con tanti nodi che oltre a produrre energia la accumulano e la rimettono in rete quando serve. Questo è il senso anche dello sviluppo delle comunità energetiche».
La CER Alto Vicentino non ha impianti propri di produzione e di stoccaggio di energie rinnovabili. In questa fase iniziale l’orientamento primario è raccogliere soci, sia produttori che consumatori, perché l’equilibrio tra le due categorie aumenta la condivisione energetica e di conseguenza accresce l’incentivo. Ma potrebbe dotarsene in futuro. In particolare, il ruolo degli accumuli a batteria è destinato a diventare sempre più importante, non solo per sfruttare meglio la crescente produzione energetica da fonti rinnovabili intermittenti quali il fotovoltaico e l’eolico rispetto alla domanda e a ridurre il costo dell’elettricità, ma anche per fornire stabilità alla rete. «Auspicabilmente – conclude Dalla Vecchia – una CER in grado di investire in batterie sufficientemente dimensionate per servire tutti i propri utenti fungerebbe da tampone in caso di alterazioni dei parametri di stabilità della rete elettrica che possono provocare dei blackout, con la stessa funzione quindi delle grandi batterie di Terna e degli accumuli a pompaggio delle centrali idroelettriche».
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