“Il contagio zero raggiunto ieri si basa sui dati di un pomeriggio. Dati reali, ma è troppo presto per cantare vittoria”.

Nelle parole della dottoressa Francesca Russo, che venerdì 22 maggio ha affiancato il governatore del Veneto Luca Zaia durante il quotidiano aggiornamento con la stampa, una sottile presa delle distanze dall’entusiasmo scaturito dall’annuncio di giovedì del virologo Andrea Crisanti, che aveva dichiarato “il contagio zero in anticipo sui tempi” in Veneto.

“Il contagio zero non è definitivo, rappresenta il momento di un arco di tempo limitato, ma ci vogliono giorni per stabilire un trend”, ha spiegato Francesca Russo, Capo dipartimento della Prevenzione del Veneto, che in Alto Vicentino è molto conosciuta perché, oltre a vivere a Thiene, è stata per anni dirigente e figura di riferimento della ex Ulss 4.

La dottoressa, che è rimbalzata sulla stampa per essere lei l’artefice del ‘metodo Veneto’, che prevede isolamento e tamponamento a tappeto nei focolai dell’epidemia, ha spiegato come si potrà arrivare ad un definitivo ‘contagio zero’.

“I dati che analizziamo ed inviamo al ministero coprono un periodo temporale di 14 giorni – ha evidenziato la dottoressa – Dire che siamo a ‘contagio zero’ oggi è realistico se si considerano i dati del pomeriggio di ieri, ma altrettanto ‘pericoloso’ perché si diffonde tra la popolazione l’idea che siamo fuori pericolo”.

Dopo le dichiarazioni di Crisanti infatti, tutti i quotidiani hanno titolato con ‘Veneto contagio zero’. Cosa che non ha riscontrato un consenso positivo nel gruppo di lavoro del governatore del Veneto, che da giorni si raccomanda con i cittadini di mantenere altissima l’attenzione, di rispettare le regole di distanziamento fisico e impone l’uso di mascherine e guanti, o gel igienizzante, per evitare il contagio, che potrebbe essere ancora dietro l’angolo.

“Questo non è il momento di allentare, ma semmai di stringere, perché si rischia di tornare indietro e di far ripartire l’epidemia. Bisogna mantenere molto alta la soglia di attenzione. Per questo ho inviato lettera a tutti i responsabili delle Ulss venete – ha continuato Francesca Russo, che commentando il metodo seguito a Vò Euganeo ha spiegato nel dettaglio che cosa si intende, da un punto di vista medico, con il termine ‘focolaio’ – Un focolaio si stabilisce quando ci sono due casi positivi correlati tra di loro ed è considerato focolaio fino a quando tutti i casi, fino all’ultimo, si spengono e anche l’ultima persona del nucleo guarisce. Al momento, in Veneto rimangono alcuni focolai con contagi in alcune case di riposo e a livello intra famigliare. I focolai sono comunque in diminuzione, sono localizzati, vengono costantemente monitorati e si stanno spegnendo. Confermo – ha proseguito – che il Veneto è una delle migliori regioni italiane ad avere affrontato la crisi. Questo anche grazie alle singole Ulss e ai loro dirigenti (nella Ulss 7 Pedemontana non poteva mancare il riferimento al dottor Antonio Antico, primario del servizio di Medicina di Laboratorio), che si sono adattate e ‘modellate’ secondo le esigenze. La Sanità veneta – ha concluso la dottoressa Russo – è cambiata di pari passo con la pandemia, tutti i laboratori della Regione si sono adeguati e allineati e questo ci ha permesso di contrastare nel modo migliore il coronavirus”.

Anna Bianchini

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