Ci siamo difesi con ‘armi’ sbagliate utilizzando i tamponi rapidi, che sono risultati inaffidabili, abbiamo sbagliato a difendere la zona gialla perchè quelle regioni che sono finite in zona rossa hanno meno morti per abitanti mentre noi siamo i primi in Italia: ora è troppo tardi e si deve dire basta all’inseguimento del consenso popolare, occorrono misure restrittive adeguate anche se questo significa andare contro la gente’.

 

Non ha utilizzato mezzi termini Arturo Lorenzoni, che, intervistato da Barry Mason durante la trasmissione radiofonica di radio Cafè ‘Il Macchiatone’, ha rivolto delle accuse ben precise al Governatore Luca Zaia, reo, a suo dire, di aver portato il Veneto ad essere la maglia nera per quanto riguarda l’emergenza Covid 19. ‘Non è vero che il numero dei positivi è dovuto al numero di tamponi che è nella nostra Regione più alto, siamo i primi per numero di ricoveri nelle terapie intensive e per morti – ha detto il capo dell’opposizione in Regione – la verità è che anche i tamponi rapidi sono risultati inattendibili e il Covid è entrato nelle Rsa, dove molti contagiati sono sfuggiti perchè se da una parte è bello avere il risultato del test in pochi minuti, dall’altro, quegli esami hanno fatto sfuggire i positivi’.

Ma non finisce qui, incalzato dal giornalista Mason, Lorenzoni ha rivolto un’accusa a Zaia, che si sarebbe preoccupato di difendere una zona gialla, che ha fatto apparire il Veneto come la regione più brava a gestire il Covid, ma che ci ha portati a dei numeri adesso, fuori controllo.

‘E’ troppo tardi, se allora avessimo adottato dei provvedimenti come hanno fatto in altre parte d’Italia, non saremmo in queste condizioni drammatiche. Una scelta inadeguata, che oggi attribuiamo alla gente che non avrebbe rispettato le regole. Non è così. Ci sono delle crepe evidenti nella sanità veneta e parlando con gli operatori sanitari, questi  un giorno sono eroi, altri non vengono attenzionati quando chiedono più tamponi molecolari e più dispositivi di sicurezza’.

Alla fine dell’intervista il conduttore de ‘Il Macchiatone’ ha chiesto a Lorenzoni cosa occorrerebbe quindi, fare. ‘Dobbiamo dare delle risposte efficaci, occorrono provvedimenti veri, basta inseguire il consenso popolare, serve una sterzata, agire con realismo, adottando misure che magari non sono gradevoli nell’immediato, ma che porteranno alla reale difesa della salute’.

Lorenzoni è anche intervenuto con un comunicato stampa sul tema scuola.

‘Siamo chiamati a riaprire le scuole superiori, in completa sicurezza. La soluzione è un piano ad hoc che comprenda vaccinazione per gli insegnanti, trasporti e ingressi scaglionati. Lo dobbiamo ai nostri giovani. Questo deve stare  in testa all’agenda della politica nella gestione della crisi pandemica’.

‘Dal 24 febbraio del 2020 e fino al 31 gennaio di quest’anno gli studenti veneti delle superiori saranno andati a scuola, in presenza, solamente 38 giorni. Sempre che l’ultima ordinanza del presidente della Regione non venga addirittura prorogata –  ha  ricordato il docente universitario padovano, che ha sfidato Zaia – . Riaprire al più presto gli Istituti superiori, in totale sicurezza è una priorità per oltre 200mila allievi, dalla prima alla quinta superiore. E invece  Zaia ha scelto ancora una volta la via più facile. Durante la pausa natalizia i dirigenti e i docenti hanno rimodulato gli orari, in vista della riapertura, peraltro confermata più volte dal Ministero all’Istruzione e dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il personale si è organizzato in maniera professionale, al fine di garantire una reale ripartenza. Nessuno ha comunicato loro che non sarebbe andata così. Salvo poi scoprire, al consueto punto stampa di lunedì 4 gennaio (cioè solamente pochi giorni prima), che l’attività scolastica sarebbe continuata in Dad, almeno fino al prossimo 31 gennaio’.

‘Qui non sono in discussione il numero dei contagi e la drammatica preoccupazione per gli effetti sul sistema sanitario – precisa Lorenzoni – bensì il valore che intendiamo dare all’Istruzione, soprattutto in un’età delicata qual è l’adolescenza. C’era tutto il tempo per redigere un piano ad hoc di rientro, che comprendesse trasporti, ingressi scaglionati, se necessario classi divise. Stiamo tutti attraversando un periodo straordinario, motivo per cui servono misure altrettanto straordinarie per il mondo della scuola. Sempre che quest’ultima venga ritenuta un servizio essenziale, a beneficio della comunità’. ‘

‘L’impressione è che “i nostri ragazzi siano considerati dei meri potenziali vettori del virus, non come persone che hanno bisogno di formazione, dialogo a tu per tu, contatto umano per una loro completa formazione. In classe, in presenza, gli allievi non ricevono delle asettiche nozioni relativamente alle diverse materie del loro ciclo di studi, ma hanno la felice opportunità di porre le basi per diventare le donne e gli uomini di domani’.

‘Ridurre l’azione amministrativa alle risposte di difesa con le limitazioni agli spostamenti e non iniziare nemmeno un ragionamento di prospettiva su tale argomento –  ha concluso il portavoce dei consiglieri di opposizione – significa abdicare alle nostre responsabilità di adulti, prima che di amministratori del bene comune. Chiudere tutto per un tempo così lungo, oltre la risposta immediata all’emergenza, in ultima istanza, è una sconfitta per la società’.

di Redazione AltovicentinOnline

 

 

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