“La Regione faccia chiarezza sul numero dei posti letto destinati alla rianimazione, dopo quanto affermato dal presidente nazionale dell’Aaroi-Emac”. È la richiesta che arriva dalle due Consigliere regionali del Partito Democratico in commissione Sanità, la vicepresidente Anna Maria Bigon e la collega Francesca Zottis, che intervengono, annunciando sul tema una Interrogazione, “In seguito alle dichiarazioni del dottor Alessandro Vergallo dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani – Emergenza area critica sui dati gonfiati riguardanti la disponibilità delle terapie intensive. Sono parole gravi, che meritano una risposta immediata: si sostiene che sarebbe una pratica comune e che i 1000 posti in rianimazione negli ospedali veneti di cui parla Zaia siano in realtà meno di 900, poiché 111 sarebbero letti di sala operatoria. Posti incrementati rispetto alla prima ondata dell’epidemia, ma spesso si tratta di ‘riconversioni’ e non aggiunte, togliendoli da altri reparti e privando delle cure i pazienti non Covid. Secondo l’Anaao-Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri, dal 2018 non c’è stato alcun aumento reale”.

“In ogni caso – sottolineano le Consigliere – la soglia di saturazione è stata raggiunta, poiché nei giorni scorsi abbiamo superato quota 300 e la situazione non può non destare preoccupazione. Anche perché, parole del presidente, ‘ci sono dei luoghi in cui i malati covid hanno colonizzato le terapie intensive’. Bisognerebbe poi distinguere tra posti disponibili e realmente attivabili, poiché per ‘farli funzionare’ sono necessari anestesisti e rianimatori, che continuano a scarseggiare: i 1000, o gli 889, scenderebbero decisamente, magari fino a 700 come ipotizza ancora l’Anaao-Assomed e il quadro emergenziale si presenterebbe assai diverso”.

“Visto che ogni giorno Zaia sciorina numeri in diretta Facebook sull’andamento della pandemia – concludono Bigon e Zottis – vorremmo desse anche questi, sgomberando il campo da ogni equivoco”.

Le dichiarazioni di Vergallo

 Alessandro Vergallo, presidente  nazionale dell’associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani-emergenza area critica, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sui dati delle terapie intensive. “Stiamo assistendo ad una politicizzazione del vocabolario –ha affermato Vergallo-. Laddove si parla di nuovi posti di terapia intensiva bisogna intendersi su cosa sono. In questi giorni si colpevolizza la Regione Sicilia perché avrebbe truccato i dati sui posti di rianimazione. Ma non è l’unica regione che avrebbe tentato di gonfiare i numeri perché tra i posti di rianimazione nuovi vengono annoverati anche i lettini di sala operatoria che erano stati usati in emergenza nella prima ondata. Quindi tutti i numeri di cui si parla, solo in alcuni casi sono posti veri di rianimazione. I mille posti del Veneto per esempio non sono tutti di rianimazione vera e propria, ci risulta che 111 di questi siano letti di sala operatoria. Verosimilmente i ricoveri in terapia intensiva aumenteranno finchè le misure di contenimento sociale avranno i loro effetti”.

Sui ritardi. “I lavori a nostro parere dovevano iniziare in estate, quando l’epidemia aveva dato un po’ di tregua. Comunque questo adeguamento richiede tempo. Per quanto riguarda il personale degli specialisti il tempo è ancora maggiore perché per formare uno specialista occorrono ben 5 anni dopo la laurea. Il problema è legato ad una cattiva programmazione di almeno 10 anni. Quindi i ritardi non sono sanabili in qualche mese. Il rischio più grosso è che con questa scusa i ritardi non vengano sanati neanche stavolta. Esiste un nepotismo anche in relazione al fabbisogno dei medici. Ci sono settori che andavano potenziati tra cui il nostro, invece per diverse logiche non si è mai fatta una programmazione dei medici quanti servono e dove servono”.

Sui criteri di ricovero in caso di sovraffollamento. “I famosi 5mila posti preesistenti alla pandemia erano già sottodimensionati. I criteri di ammissione ci sono sempre stati, anche in tempi di pace. Si ricovera chi ha chance di essere salvato, altrimenti diventa accanimento terapeutico. E’ chiaro che l’età fa parte di uno di quei criteri che influenza le chance di sopravvivenza e di efficacia delle cure. Si tratta di un criterio di appropriatezza delle cure”.

I numeri del Coronavirus in Veneto

In Veneto, a oggi, lunedì 23 novembre,  sono stati fatti più di 2 milioni e 600 tamponi molecolari. Calano i nuovi positivi da coronavirus che oggi sono 2540, contro i 2956 di ieri.  In isolamento ci sono 37920 persone. Crescono i ricoverati: 2395 in area non critica (+67), 306 in terapia intensiva (+9). 37 nuovi decessi portano il totale a 3258.

di Redazione AltovicentinOnline

 

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