di Anna Bianchini

Se a qualcuno Facebook e la smania di apparire sono costati il posto di lavoro, a qualcun altro potrebbero costare la reputazione e il consenso popolare.

Ai politici di primo piano dell’Alto Vicentino ad esempio, quelli che con i loro 10mila euro e oltre al mese, in questi giorni di maltempo estremo, con il territorio devastato da acqua e vento, non si sono fatti vedere.

“Troppo impegnati”, è ovviamente la scusa ufficiale. Peccato però, che i loro profili Facebook (segnalati da più parti anche dagli stessi elettori) tradiscano impegni di natura strettamente privata. E se un operaio di un’azienda si vede costretto a rinunciare alle ferie in

caso di surplus del lavoro, non si capisce perché in una circostanza così tragica per il territorio, i politici locali non si siano sentiti in dovere di essere presenti, andando a vedere con i loro occhi per riportare poi, a Venezia e a Roma, le necessità di casa loro. Chi deve farlo, se non loro?

Nella settimana peggiore che l’Alto Vicentino e l’Altopiano di Asiago ricordino dai tempi della Grande Guerra, con i sindaci e i cittadini a schiena bassa nelle zone flagellate dal maltempo, dei  rappresentanti politici maggiori dell’Alto Vicentino, non si è vista traccia.

Sempre pronti per inaugurazioni e sagre (come dimenticarli tutti insieme sotto il leone di Trissino, alla scuola Rigotti o in elicottero a Valdastico?), ben documentati da reportage sui social.

Prontissimi a condividere il messaggio pre-confezionato diramato dalla Regione, che ha istituito sms e conto corrente di solidarietà (che significa “arrangiatevi”, altro che autonomia), ma di sporcarsi mani e piedi, nemmeno a parlarne.

E pensare che sarebbe bastata una foto, anche un solo misero scatto, per prendere per il culo migliaia di elettori che si sarebbero convinti di avere eletto politici in grado di esserci nel momento del bisogno. Invece no. Tra foto di mostre di quadri, gatti da coccolare, condivisioni di foto fatte da altri e apparizioni televisive, che sanno tanto da inutile presenzialismo, il risultato è che la vera politica la fanno i Sindaci.

E meno male che in questa emergenza c’erano loro.

Sindaci che percepiscono meno di mille euro al mese e alcuni dei quali, senza dirlo a nessuno, hanno rinunciato allo stipendio per lasciarlo al comune. Sindaci che hanno lavorato davvero. Che non hanno perso tempo a mettere foto su Facebook per farsi vedere impegnati, ma che sono stati immortalati dai giornalisti con occhiaie e stivaloni, con impermeabili e facce da funerale, con le lacrime agli occhi (che non hanno autorizzato a pubblicare).

Valter Orsi, Armando Cunegato ed Emanuele Munari (Schio, Valli del Pasubio e Gallio) rinchiusi giornate e nottate intere con

la Protezione Civile a monitorare Madre Natura e il suo impatto in un territorio fragilissimo, Andrea Cecchellero con ruspe e badili ad aiutare i volontari impegnati a pulire le strade della sua Posina. Claudio Guglielmi ha lavorato senza sosta a Valdastico per supportare Vigili del Fuoco, Protezione Civile ed Enel nel tentativo di tenere sotto controllo frane e piene dell’Astico e restituire la corrente ai cittadini. Lo stesso ha fatto Diego Dalla Via a Tonezza, talmente isolata da far credere ai tonezzani che il problema fosse solo loro. Non avevano colore politico questi primi cittadini. Ad animarli il bene della collettività.

Ma non solo. Roberto Rigoni Stern, ha coordinato il consiglio comunale di Asiago al buio, dopo che la corrente elettrica era saltata ed era rimasta inattiva per giorni, mentre Mario Oro e Ivo Boscardin (Foza ed Enego), hanno visto il loro Altopiano raso al suolo dalla tempesta di vento. Oro, nei giorno scorsi, ha rischiato la propria vita assieme ad un assessore e ad un dipendente comunale per salvare quella di alcune persone bloccate a causa del maltempo.

Sindaci-eroi, molti dei quali non sono nemmeno iscritti a partiti politici e hanno abbracciato la fede ‘civica’ proprio per allontanarsi dal malcostume del potere.

E per fortuna che, in questi giorni, c’erano loro.

Nota di redazione

Cari lettori, è giunto il momento che facciate alcune riflessioni molto serie. Anche a costo di sbattere la testa contro concetti che non vi piacciono. E vi preghiamo di arrivare in fondo alla lettura e di non chiudere pensando di avere dato abbastanza, sfidatevi, perché il bello deve ancora venire.

In questi giorni di devastazione del territorio, prefetto, sindaci e giornalisti hanno subito attacchi di ogni tipo. Il prefetto per aver chiuso le scuole, i sindaci accusati di non saper riattivare la corrente quando il problema era ben al di fuori delle loro competenze, tanto che Enel ha dovuto chiamare rinforzi da altre regioni d’Italia. I giornalisti, accusati di non aver messo il Veneto in primo piano perché sono schiavi di qualche regime. Ma nessuna accusa è stata mossa ai politici che lavorano a Venezia o a Roma. Quelli stra-pagati, che puntualmente venerate quando li incontrate per strada.

Andiamo avanti: atteniamoci all’Alto Vicentino e consideriamo i politici della zona, assolvendo il governatore Luca Zaia che da giorni è nel bellunese con il fango fino al collo. Un governatore che le scarpe se l’è sporcate per stare in mezzo alla sua gente.

Vi spieghiamo come funziona e perché, in primo luogo, è proprio ai ‘grandi politici’ che dovete tirare le freccette, non ai sindaci o ai giornalisti.

I sindaci, garantiamo noi, hanno dato il massimo, uscendo ben oltre i limiti del loro dovere e gettandosi sotto la pioggia a controllare di persona i loro paesi. Non hanno dormito per notti pensando ai loro anziani e ai bambini e spesso hanno commentato “sto solo facendo il mio dovere”.

Per quanto riguarda i giornalisti, tenete presente che solo la Rai è pagata con i soldi pubblici. Gli altri media si finanziano da soli e sono liberi di scegliere cosa pubblicare o mandare in onda a loro discrezione, vi piaccia o no. Non esistono regimi, ma solo editori, che di solito sono imprenditori, che hanno nome, cognome e comuni di appartenenza. E finanziano quello che pare loro, esattamente come voi comperate quello che vi pare quando fate la spesa. Succede anche qui e manco ve ne accorgete.

E comunque, i giornalisti non se ne sono infischiati, tant’è che dell’alluvione in Veneto se n’è occupata perfino la Cnn.

Vi siete lamentati con le persone sbagliate, dovete cambiare rotta. Sappiate, che se a Roma oggi sanno qualcosa di quello che è davvero successo quassù, è proprio grazie ai giornalisti e non ai politici che riverite lungo la strada.

Anna Bianchini

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