‘Da oggi parte una campagna a sostegno di tutti i volontari animalisti che vengono insultati, sbeffeggiati, derisi, disturbati nel cuore della notte. E se non riesci ad intervenire subito ” non fai niente”‘.
E’ la provocazione lanciata da Federica De Pretto, presidente dell’Enpa Alto Vicentino, che in questi giorni è alle prese con un duro lavoro, che le ha fatto raggiungere il livello di guardia.
‘I volontari mettono a disposizione il loro tempo libero. La maggior parte delle persone esprime gratitudine e capisce il valore del nostro servizio che nessun ente pubblico fa. Nessuno interviene in certe situazioni se non i volontari. Ma volontario non significa servo’.
La  passionaria animalista, che della salvaguardia, del benessere e della cultura che dovrebbe nascere attorno agli amici a 4 zampe ha fatto una missione di vita, si sente avvilita e spesso sola. Abbandonata dalle istituzioni, che ormai demandano a lei ogni tipo di intervento che riguardi un micio abbandonato o un cane.
‘Il problema sono quei pochi incivili che pretendono, esigono, quelli che ” lei non sa chi sono io”, quelli che confondono la parola volontario con la parola schiavo. Queste persone sono bulle, sbruffoni, il peggio di questa società e non comprendono che il nostro operato è fondato sul volontariato, non è un lavoro. Ci sentiamo maltrattati e violentati nell’anima da queste persone, che non solo non hanno rispetto, ma sono lontane anni luce dalla nostra vita fatta di dedizione e sacrificio. Ci chiamano ad ogni ora del giorno e della notte, come se noi dell’Enpa fossimo un servizio pubblico’.
‘L’altra sera è stato trovato un cane e consegnato al  servizio veterinario come da prassi. Ci siamo messi a disposizione facendo un annuncio in modo che il cane tornasse subito a casa. Come facciamo sempre. Nell’ annuncio c’era il numero di una nostra volontaria, che non c’entrava niente con quel cane – spiega De Pretto –  . La volontaria ha ricevuto 26 telefonate, 26 telefonate nel cuore della notte, dal proprietario del cane. Per messaggio era stato detto che il cane era al sicuro e che non poteva essere riconsegnato durante la notte. Partono le urla al telefono. Di notte.
Nonostante la volontaria abbia detto che il cane non lo aveva lei, il proprietario ha chiamato i carabinieri. E fino qua tutto bene, ma ad un certo punto, era l’una e trenta e un  carabiniere chiama per il cane perso, è inaccettabile’.
‘Insomma, il volontariato è diventato un incubo e anzichè ricevere plausi per il nostro impegno, riceviamo insulti e offese. Quest’ultima storia mi porta a lanciare un appello a tutti coloro  che a volte trattengono i cani in buona fede: ‘ Non fatelo mai. Consegnateli sempre al servizio veterinario per evitare di prendere brutte parole da qualche proprietario che non comprende il vostro gesto’.
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