“Il flop del Pd in Veneto e a livello nazionale è il risultato di scelte sbagliate sulla composizione delle liste, sul non rispetto delle proprie regole a partire dallo statuto che prevede le primarie e rispetta le scelte dei territori, sulle scelte sbagliate in tema di alleanze frutto di una serie di errori imperdonabili e infine sulla campagna elettorale poco chiara e diretta”. Ci vanno giù duri i consiglieri regionali veneti democratici Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon. “Le liste del Partito democratico, con particolare riferimento al Veneto, sono state fatte in sfregio ai territori, alla meritocrazia, ai militanti, ai deputati uscenti, all’organizzazione locale del Pd, e hanno visto troppi candidati catapultati e indicati altrove”, continuano i due consiglieri veneti.

“Il caso di Treviso è eclatante, ma non è l’unico, dove la Direzione provinciale e la Segreteria sono state scavalcate da scelte romane imposte, inspiegabili e mai condivise, con strascichi sul territorio che hanno danneggiato l’immagine del nostro partito”, esemplificano.

“Il Veneto, che dovrebbe essere ancor più valutato vista la forza elettorale del centrodestra, con queste elezioni è diventato ancor più terra di conquista di Roma, con quattro candidati sui sette totali in posizione eleggibile indicati e voluti da Roma”, rincarano. “Questa modalità ha comportato l’allontanamento di molti e l’inattività di altri, impedendo l’elezione di rappresentanti territoriali, quelli indicati dai militanti che conoscono i problemi dei cittadini e li sanno rappresentare”.

E quello dei candidati non è l’unico problema, perché Zanoni e Bigon puntano il dito anche contro il programma elettorale. “Da Roma ci avevano detto che in questa campagna elettorale l’ambiente sarebbe stato messo al primo posto, tema pressoché sparito dalla campagna elettorale travolto da inutili contrapposizioni e politiche sterili che poco interessano i cittadini”, segnalano. “Il tema della sanità invece sin dall’inizio ha trovato poco spazio nel programma elettorale nonostante sia una questione cruciale per gli italiani e soprattutto per i veneti che vedono soccombere, giorno dopo giorno, il sistema sanitario pubblico a vantaggio di quello privato”. Insomma, concludono, “se vogliamo governare l’Italia e soprattutto il Veneto serve un cambiamento radicale: rispettare lo statuto, rispettare le decisioni degli organismi locali del Partito democratico, coinvolgere e rispettare le scelte della base, dei territori, occuparsi di più dei problemi dei veneti, di politica vissuta, di ambiente e sanità in particolare. Ma per fare ciò è evidente che al Pd serve un cambiamento radicale, anche della dirigenza, dove le scelte non vengono fatte in tavoli politici a latere ma dai rappresentanti locali eletti negli organismi di partito”

 

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