Nel 2020 lo stipendio medio annuo dei lavoratori dipendenti in Veneto è stato di 33.166 euro, meno della media italiana di retribuzione equivalente, che è di 33.790 euro. Lo evidenzia uno studio della Fondazione Corazzin, centro studi della Cisl Veneto, che ricorda però che il 2020 è stato un anno particolare con il Veneto che è stato la seconda Regione in Italia dopo la Lombardia per ricorso agli ammortizzatori sociali. “Pur considerando il copioso utilizzo degli ammortizzatori sociali, da una delle Regioni di maggior traino del Paese ci si sarebbero aspettate senz’altro retribuzioni sensibilmente maggiori alla media, tanto più in una fase in cui le imprese hanno bisogno di attrarre o trattenere le migliori competenze per competere su un mercato globale sempre più turbolento”, commenta il segretario generale della Cisl del Veneto Gianfranco Refosco. E i dati sono ancora più impietosi se si fa il confronto con le Regioni vicine, non solo da un punto di vista di localizzazione ma per quanto riguarda il profilo economico-produttivo e la struttura occupazionale. Le retribuzioni venete, infatti, se da un lato sono in linea con quelle del Friuli Venezia Giulia (33.131 euro in media), dall’altro sono inferiori di oltre 6.000 euro annui rispetto a quelle lombarde (39.413 euro) e di oltre 2.000 euro anche in confronto a quelle dell’Emilia-Romagna (35.432 euro). “Dobbiamo interrogarci sul modello produttivo e sul modello di business che si sono affermati in Veneto. Il confronto dei dati, infatti, ci vede perdenti rispetto ai sistemi territoriali a noi confinanti, che hanno performance produttive e industriali mediamente superiori e di conseguenza trattamenti economici migliori per i lavoratori e le lavoratrici”.

“È urgente cominciare a riflettere davvero su quale vogliamo sia la traiettoria di sviluppo della nostra regione, per invertire la preoccupante tendenza evidenziata dai dati Inps”, continua Refosco. Per quanto riguarda i dati provinciali, lo studio mostra per il 2020 una retribuzione media equivalente maggiore per la provincia di Vicenza (33.594 euro), a seguire Verona (33.548 euro), Padova (33.422 euro), Treviso (33.237 euro), Belluno (33.094 euro) e Venezia (32.551 euro), infine Rovigo (29.786 euro). Ci sono poi grandi disparità di retribuzione in base a sesso ed età dei lavoratori. Ad esempio la media per la fascia 60-64 anni è di 39.134 euro, quella per i lavoratori fino ai 19 anni è di 17.612 euro, e per i lavoratori tra i 30 e i 34 anni è di 29.862 euro. La retribuzione media equivalente per gli uomini è di 37.679 euro, mentre quella delle donne è di 26.683 euro. Una disparità che si fa ancora più forte se si incrociano i due parametri, genere ed età. La differenza reddituale, già nettamente sbilanciata a sfavore delle donne, infatti, tende ad aumentare con l’aumentare dell’età: il divario della retribuzione equivalente nel 2020 tra uomini e donne per la fascia d’età 25-29 anni è già ampio, ma si attesta attorno a poco meno di 5.000 euro; la forbice reddituale si allarga notevolmente, invece, nella fascia 60-64 anni diventando pari a quasi 19.000 euro, si fa notare.

“Sicuramente i giovani veneti trovano condizioni retributive migliori in altre parti d’Italia o d’Europa, un tema che chiede di essere affrontato con l’impegno di tutti: sindacati, imprese, istituzioni”. Il divario di genere “ci ricorda un altro problema ancora irrisolto. E in particolare la retribuzione femminile mostra di non avere nemmeno una progressione di crescita all’avanzare dell’età e dell’esperienza lavorativa”, conclude Refosco.

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