Non c’è solo Forza Italia a martellare l’amministrazione Zaia sulle liste d’attesa in sanità. Oggi in coro sono tornati alla carica anche i rappresentanti dell’opposizione e del CoVeSap, il Coordinamento dei Comitati veneti per la difesa della sanità pubblica. Con 51 sportelli e 208 volontari, la rete del CoVeSap informa i cittadini e li aiuta ad ottenere prestazioni sanitarie “in tempi corretti”, oltre ad approfondire i problemi connessi alle liste di attesa, stimolando Ulss e Regione a trovare soluzioni. E Anna Maria Bigon (Pd) ha ringraziato i volontari perchè, otre ad aiutare i cittadini, mettono “in evidenza, di fronte a Ulss e Regione, le criticità e le mancanze della sanità pubblica, che va assolutamente potenziata per assicurare alle persone la tempestiva presa in carico dei loro bisogni di salute, indipendentemente dal reddito”.

Oggi, a palazzo Ferro Fini, Bigon, vicepresidente della commissione Sanità e Sociale, assieme ai colleghi di minoranza e al CoVeSap, ha lanciato di nuovo l’allarme sul problema delle liste di attesa, sollecitando un potenziamento della sanità pubblica per “garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito, il diritto alle cure, dalla prima visita ai successivi controlli”. Dal 2019 al 2024, 8.000 professionisti sanitari, tra medici ed infermieri, hanno lasciato il servizio sanitario regionale e quindi si chiedono alla Regione più risorse per rendere la professione sanitaria, svolta nel pubblico, “maggiormente attrattiva. Ma è anche fondamentale mettere i professionisti sanitari nella condizione di poter svolgere al meglio il proprio lavoro”. Le norme finora messe in campo per ridurre i tempi di erogazione delle prestazioni “non hanno prodotto risultati apprezzabili”, avvisa Salvatore Liard, rappresentante CoVeSap.

Più si allungano le attese e più le persone rinunciano alle cure, anche per mancanza di disponibilità economiche, ricorda Liard evidenziando l’assenza, in Veneto, di un Piano sociosanitario che programmi l’erogazione dei servizi. Gli sportelli del CoVeSap informano i cittadini sul loro diritto ad ottenere le prestazioni (specie la diagnostica ambulatoriale. Tra maggio 2024 e aprile 2025, le istanze per far rispettare i tempi di attesa sono state 2.146, e un altro migliaio è stato preso in carico dagli sportelli. Si fatica ad avere la prestazione nei tempo prefissati per le prime visite con priorità D e P e, “ancora di più”, sui controlli. Ci sono “difficoltà nella prenotazione, percorsi incerti per le prestazioni di controllo”. Inoltre, mancano “dati complessivi e veritieri sulle prestazioni in lista di attesa, rispetto a cui serve maggiore trasparenza”, evidenzia Orianna Zaltron, rappresentante CoVeSap. Tirando le somme: “Il problema delle liste di attesa non è solo organizzativo, ma soprattutto deriva dall’insufficienza del personale del Servizio sanitario nazionale: sono anni che non viene fatta una politica per incrementarlo e per convincerlo a restare. Su questo, deve intervenire la Regione”. È “inaccettabile che la gente sia costretta a rivolgersi al privato, affrontando spese elevatissime, o addirittura rinunci a curarsi”, commenta Bigon giudicando “allarmante che il 60% degli accessi ai Pronto Soccorso siano classificati come ‘Codici bianchi’, con il conseguente obbligo di pagare il ticket. È evidente che mancano i medici di famiglia, che rappresentano il primo filtro nei territori. Il recente stanziamento di 40 milioni da parte della Giunta regionale rappresenta sicuramente un dato positivo, ma non è sufficiente. Servono investimenti maggiori nel pubblico”.

Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) insiste sul monitoraggio dei tempi di attesa delle prestazioni, Chiara Luisetto (Pd) sul “progressivo smantellamento, negli ultimi anni, del sistema dei servizi sanitari territoriali”. Per Francesca Zottis (Pd), vicepresidente del Consiglio regionale, “non può diventare consuetudine finanziare il privato per ridurre le liste di attesa. Il servizio sanitario pubblico necessita di maggiori risorse per tornare ad essere attrattivo”. La Capogruppo M5s, Erika Baldin, legge invece nel lavoro degli sportelli per il diritto alle cure stanno la smentata alle “dichiarazioni ottimistiche del presidente Zaia e dell’assessore regionale alla Sanità Lanzarin sul recupero delle liste di attesa: in realtà, le persone continuano a rivolgersi al privato e questo va raccontato con chiarezza ai cittadini veneti”. Renzo Masolo (Europa Verde), sposta l’attenzione sulla salute mentale e la neuropsichiatria, “ormai l’ultima ruota del carro”. Il portavoce dell’opposizione, Arturo Lorenzoni torna a chiedere di sostenere gli operatori sanitari e Andrea Zanoni (Europa Verde) completa: “E’ l’inizio del fallimento di un sistema quando i volontari devono sopperire alle lacune, a maggior ragione, se si parla di sanità.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia