Vallugana è un pezzo di paradiso terrestre incontaminato, che si protende all’interno della Val Leogra per un chilometro verso le colline  ed è oggi violentato da un cantiere secondario della Superstrada Pedemontana Veneta.

Il tempo è o sembra essere la principale ragione per cui la Svp è stata costruita: diminuire il tempo di trasferimento di merci e persone dall’ovest del Vicentino alla zona di Treviso, tramite una strada a scorrimento veloce e diminuendo il tempo in teoria diminuirebbero i costi. Diversi gli imprenditori del mondo dei trasporti che si sono lamentati dei costi del pedaggio: ‘ Farò passare comunque i camion per Priabona, farò partire gli autisti un’ora prima, ma continueranno per strade normali se andranno verso Bassano’,  i commenti di alcuni di loro.

Il tempo e i costi però sono anche quelli dei lavori. In Vallugana si è cominciato a lavorare ben prima del 2017, ma da quell’anno il cantiere si è trasformato in un inferno per i residenti. Da “secondario” per la costruzione di una galleria di servizio, a causa del sequestro in seguito all’incidente mortale del 2016, è diventato “primario”, cioè da quel foro entravano ma soprattutto usciva il materiale di scavo della galleria. Che vuol dire un passaggio medio di circa 1500 camion al giorno, 10.500 camion alla settimana,42000 al mese da oramai 3 anni, cioè almeno 15 quintali al giorno di co2, 420 quintali al mese. Che si liberano nell’aria di una delle zone più tranquille e pacifiche del vicentino, dove gli abitanti venivano svegliati dal canto degli uccellini e dove nei giardini pascolavano caprioli e lepri. Tempi andati:  1500 camion che passano davanti alla porta di casa ogni giorno, portano ad un sacco di problemi. Significa che non si possono stendere i panni fuori da casa, non si possono aprire le finestre per ricambiare l’aria, anzi meglio proprio non farlo visto l’aria che c’è fuori, significa il depositarsi di polveri finissime sui tetti delle auto che sono perennemente sporche, portano al non poter coltivare gli orti o qualsiasi fiore o pianta nei giardini, portano che i bambini non possono andare in bici attorno a casa. Ecco nei giorni di lockdown spesso in tv si è sentito dire che i primi a subire dei danni per la chiusura forzata in casa sarebbero stati i bambini, per loro ,  per i bambini di Vallugana un lock-down forzato di tre anni. E ancora. Si pensi a quanti compleanni con gli amichetti non possono aver fatto, quante partite a pallone, quante sfide in bicicletta non hanno potuto vincere o perdere, a quanto tempo insomma è stato e verrà loro sottratto. Tempo, quel tempo dell’infanzia e della gioia, della libertà che avrebbero benissimo potuto vivere in quell’angolo di paradiso terrestre.

Tempo che non tornerà, che passa come passano gli anni della vita, e nessuno restituirà più a loro.

Basta recarsi sui luoghi per capire cosa stiano patendo i residenti per comprendere con i propri occhi che quella porzione di territorio,  la loro valle, è perfetta per fare ciò che non si dovrebbe fare. Nascosta, isolata, tranquilla, è fuori da ogni sguardo e da ogni possibile controllo. E’come il ripostiglio, la stanza di servizio, dove mettere o meglio nascondere le cose che in giro per casa non dobbiamo vedere.  Quelle persone  non chiedono, attenzione, il blocco dei lavori della strada. Chiedono solo il rispetto delle regole e delle leggi che in Italia valgono, o meglio speriamo che valgano, per tutti. Anche per il consorzio italo-spagnolo controllato dall’azienda Fininc dei fratelli Dogliani. Perché non esiste solo il disturbo del silenzio e della pace, esiste anche il mancato rispetto di regole, accordi, leggi, e regolamenti, secondo quanto denunciano da mesi e mesi. Lavaggio camion in uscita dai cantieri inesistente, accumulo di materiale oltre le barriere di sicurezza, sforamento continuo dei parametri di pm-10 in zona, non vengono utilizzati gli idranti per lo smorzamento delle polveri, sversamenti nella roggia di materiali biancastri altamente inquinanti. Queste solo alcune delle regole che sembrano non essere rispettate, che chiunque può verificare andando a farsi una passeggiata ai piedi del cantiere. E magari si ha la fortuna di incontrare un signore elegante e gentilissimo, di nome Virgilio Sbalchiero, che non esita a donare un po’ del suo tempo per spiegare tante cose, che non tutti hanno il coraggio di denunciare con simile spirito civico e libertà. Virgilio Sbalchiero inizia con il raccontare di  come gli è morta la sua cagnetta per la paura degli scoppi per la costruzione della galleria,  raccontato di come quella parte del paese sia stata dimenticata da tutti, e tenuta nascosta, come appunto fosse un problema che le persone non dovessero conoscere, di cui non si debba parlare. Raccontato di come, nei giorni in cui Arpav o altri enti compiono i controlli, magicamente il cantiere diminuisce il ritmo di lavoro, per poter dare una immagine più pulita ed ecologica. Da esperto impresario  ha raccontato, mostrando un faldone contenente tutti i documenti, tutti ufficiali e tutti marchiati Regione Veneto, in cui si prometteva la chiusura del cantiere al dissequestro del cantiere principale (dissequestro già avvenuto l’8 ottobre 2020). Sbalchiero mostra i documenti dell’azienda costruttrice che accordava un tetto di 400.000 euro di risarcimento per la sostituzione delle finestre delle case della zona rossa. Peccato che quel risarcimento sembra sia rimasto solo sulla carta, e che una clausola inserita dalla scorsa amministrazione, la faccia mettere a disposizione del comune di Malo. Quindi per gli abitanti oltre al danno anche la beffa, considerato che l’amministrazione potrebbe benissimo usare quei soldi, sempre se arriveranno mai, per tutt’altri scopi rispetto al risanamento di Vallugana e al ristoro dei suoi abitanti.

‘Sinistra e destra per noi non cambia nulla – aggiunge Sbalchiero – perché nessuno ha mai fatto e mai farà nulla per fermare questo disastro. La Sis è una azienda privata che sta massacrando la nostra salute, ma è appoggiata da Regione e Comune di Malo. 

In effetti gli abitanti lamentano la totale mancanza di supporto negli anni da parte delle istituzioni che dovrebbero invece vigilare e tutelare i cittadini veneti. Nessuna amministrazione ha mai fatto la voce grossa nei confronti del consorzio, né in passato né ora. Anzi ora che ci sarebbe la possibilità di chiudere lo scempio di Vallugana, lo si tiene aperto per accorciare il tempo di costruzione del tunnel. Virgilio Sbalchiero spiega che l’amministrazione non ha fatto sapere nulla dall’incontro avuto con la società costruttrice avvenuto già il 6 novembre scorso, e di essere in attesa di capire se il Sindaco abbia intenzione o meno di prorogare ulteriormente il cantiere. Perché ricordiamo che quel cantiere può esistere grazie a tantissime deroghe concesse da tanti enti pubblici, comune di Malo compreso, e che se il primo cittadino  non firma alcuni permessi mette in crisi l’esistenza stessa del cantiere. Ma chi si è mai preso la briga di andare a trovare questi abitanti, ascoltare il loro grido di dolore, la loro sofferenza, la fatica di vivere in un luogo che è diventato ostile. Si sentono invasi, minacciati, occupati. Ma soprattutto si sentono abbandonati da chi li dovrebbe proteggere e invece gira lo sguardo dall’altra parte.

‘Perché ora che il cantiere principale è stato dissequestrato non si chiude questo scempio? Perché anche il Sindaco di Malo decide di non fare nulla come i suoi predecessori? -,  chiede Virgilio Sbalchiero a nome di tutta la vallata.

In realtà l’amministrazione è passata in zona, e tramite il consigliere Elia Sbalchiero, lei stessa abitante di quella zona, ha fatto la proposta della costruzione di un parcheggio supplementare, cosa senza senso perché a Vallugana tutte le case hanno il loro proprio giardino, il loro garage interno. ‘Pensano di ripagare il tempo per sempre perduto in pace con un parcheggio’.

Vivevano in un paradiso gli abitanti, festeggiavano i compleanni nei giardini, facevano i loro barbecue, coltivavano i loro orti, osservavano lo scorrere delle stagioni dal cambiare degli alberi, avevano i giardini pieni di fiori, stendevano i panni al sole. Vivevano, mentre ora trascorrono la loro vita rinchiusi nelle loro case come topi in trappola.

Il tutto per risparmiare tempo.

Pier Daniele Dalle Rive

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