Tre verbali per un importo di oltre 1000 euro. Scioccante, ma vero: tanto è costato aver espresso una semplice opinione, affiggendo due cartelli in una proprietà privata per dire ‘no’ alla bretella della sp 46 di Malo. Ad elevare i verbali, la Polizia Locale , che non ha perso tempo ad emettere le multe, la cui contestazione è da addebitare al presunto rischio di distrarre gli automobilisti in transito nella zona. Una sanzione quindi, per una presunta violazione del codice della strada, sulla quale ci sarà da discutere parecchio.

I due striscioni, come si ricorderà, erano stati attaccati in una proprietà privata, non in un suolo pubblico, ma secondo gli agenti della Polizia Locale di Malo,  non dovevano essere affissi. Vennero fatti togliere immediatamente e scattò la censura per una scritta che però, non offendeva, nè diffamava nessuno. Ci si chiese: perchè quelli no e quelli dei bambini davanti alla scuola si? Perchè quelli contro il prolungamento della Valdastico Nord, lungo tutta la vallata sì e quei due di Malo sono stati tolti, dopo pochissimo dalla loro affissione? Il caso è approdato persino il consiglio regionale con diversi esponenti politici, di ideologia diversa, tutti d’accordo che non si può censurare un libero pensiero.

I verbali sono stati fatti recapitare qualche giorno fa, ma ad inorridire parte della popolazione maladense sono le modalità con cui gli agenti fecero blitz ed interrogarono i destinatari dei verbali. A che titolo? Con quale mandato? Ok per il verbale, ma si legge benissimo che si tratta di una presunta infrazione del codice della strada. Perchè allora l’interrogatorio e l’invito in caserma? La vicenda è destinata ad avere sviluppi perchè molte cose non quadrano e avranno luce nei prossimi giorni. C’è una parte di paese che non è disposta a passare sopra un fatto, che ha destato scalpore per le modalità con cui i vigili hanno agito nei confronti di chi aveva solamente affisso dei semplici cartelli per manifestare un’opinione.

Il caso della rimozione degli striscioni su Salvini

Quando Matteo Salvini era Ministro degli Interni, moltissimi quotidiani italiani autorevoli puntarono il faro su alcuni striscioni fatti togliere dalla Polizia di Stato in occasione di comizi tenuti dal leader della Lega. Si trattava di manifesti, che alcuni abitanti italiani (episodi accaduti da Roma in giù), fecero staccare anche con l’intervento dei pompieri. Quando si chiesero spiegazioni alla stessa Polizia di Stato del perchè si censurassero delle libere espressioni messe per iscritto su balconi di privati cittadini, venne tirata in ballo la legge  26 del 1948. Motivò così, ad esempio l’ex questore di Prato, l’eliminazione notturna di uno striscione con su scritto ‘Renzi hai fallito’: ‘una questione di sicurezza pubblica’  e spiegò che ‘noi abbiamo il compito stemperare gli animi’. Nel caso di Malo? Nulla di questo è stato contestato ai verbalizzati, che si chiedono perchè ‘quel terzo grado’ per dei semplici manifesti democratici.

N.B.

 

 

 

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