“Il Sistema Sanitario Veneto rischia di essere azzoppato nella sua parte territoriale, nel suo primo contatto con i cittadini e questo a discapito del pubblico, ingrassando il privato”. Con queste parole Jacopo Berti, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, spiega perché le schede ospedaliere analizzate in Commissione Sanità, a suo avviso non vanno bene per il territorio.

A farne le spese sarebbero ancora una volta i territori, con l’alto Vicentino in primis, ‘azzoppati’ nei servizi di assistenza sociale e negli ospedali di comunità, che erano alla base dell’organigramma di una riforma sanitaria che prevedeva ospedali per acuti ‘rinforzati’ da tante ‘succursali’ nei territori in grado di garantire la lungodegenza e l’assistenza agli utenti.

“Con le schede ospedaliere che stiamo analizzando in commissione e con le audizioni ancora in corso, siamo a constatare che anche questa volta si nota la mancanza di un importante impegno per gli ospedali di comunità, di strutture intermedie e di medicina del territorio. Nel merito a suo tempo si fecero proclami con il nuovo Piano Socio Sanitario e nonostante la necessità questi non sono mai adeguatamente partiti. La rete delle strutture intermedie è fondamentale per la garanzia del servizio pubblico e della tutela dei territori, dobbiamo garantire ai cittadini dei servizi di primo livello e non solo negli ospedali”.

Una preoccupazione che ha fatto aprire gli occhi anche ai sindaci della ex Ulss 4, che se fino a pochi mesi fa avevano agito con moderazione, puntando tutto sulla fiducia rispetto alla politica stabilita dalla Regione Veneto, ora hanno capito che il gioco si è fatto duro e che il loro ruolo prevede che tirino fuori le unghie.

Non lo hanno capito tutti a dire il vero, alcuni di loro al momento di votare i servizi socio sanitari locali invece di votare il massimo hanno votato solo un punto in meno pensando che come protesta fosse sufficiente, ma almeno ora hanno capito che i cittadini pretendono di più.

“Purtroppo si evidenziano criticità in alcune attività che non sarebbero in questo momento adeguate alle aspettative dei cittadini, ma anche degli stessi sindaci – hanno dichiarato dalla Conferenza dei Sindaci della Ulss 7 Pedemontana – Se da una parte le motivazioni possono essere ricercate nella scarsità di risorse umane ed economiche  disponibili,  dall’altra  serve  una  maggiore  incisività nell’attuazione di una effettiva integrazione tra i due territori (Ulss 3 e 4) con risposte adeguate ai bisogni dei cittadini. Si ritiene che debba essere affrontata con maggior incisività la delicata fase di integrazione tra i due Distretti, avendo sempre come obiettivo principale quello di mantenere un elevato grado di efficienza senza abbassare il livello dei servizi attualmente erogati. Il voto non pieno, ha lo scopo di trasmettere il disagio che viene percepito dai cittadini e da chi opera nella sanità a tutti i livelli, ma con la consapevolezza che la delicata fase che tutta la sanità sta attraversando ci impegna a non abbassare mai l’attenzione sui veri problemi che devono essere affrontati, per riuscire a garantire a tutti i cittadini la tutela del diritto fondamentale della salute”.

Secondo Berti però, la Sanità rischia di finire vittima di un grande problema a causa dello sbilanciamento troppo favorevole per il  settore sanitario privato.

“Dall’analisi delle schede, così come sono tutt’ora, percepiamo un occhio di riguardo verso il privato convenzionato a discapito del pubblico – ha sottolineato Berti – Noi vogliamo una maggior tutela della sanità pubblica per il bene dei cittadini, non volgiamo pazienti di serie A e pazienti di serie B. Nonostante la Regione avesse già tagliato in passato più posti letto di quanto chiesto dal governo vediamo ulteriori tagli, spesso compensati da rafforzamenti solo sulla carta, che richiederebbero ulteriori e costosi investimenti, ripeto i tagli sembrano aver colpito solo di striscio le strutture private, altro fattore che andrebbe giustificato, anche alla luce dello sblocco del turnover deciso dal governo”.

A.B.

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