“I parlamentari eletti nel nostro territorio vengano nelle aziende a vedere come funzionano i contratti a termine e portino le nostre istanze a Roma, così capiranno che il decreto dignità non può essere condiviso”.

A parlare è Pietro Sottoriva, presidente di Confindustria Alto Vicentino, che sposa in pieno la posizione dei vertici veneti della sua associazione e ritiene che il decreto legge ‘gialloverde’, spinto in primo luogo dal ministro del Lavoro pentastellato Luigi Di Maio, sia un errore.

Il suo è un ‘no’ deciso ad una legge sul lavoro che deprime invece di stimolare il mercato, ma soprattutto sostiene le tesi di chi pensa che si debba smettere di guardare al peggio, perchè osservando il peggio si può solo peggiorare.

Ecco quindi, secondo il leader locale Confindustria, che il modello di lavoro veneto deve essere preso ad esempio e considerato una fonte di ispirazione da esportare e alla quale guardare per migliorare.

“In merito al Decreto Dignità e alla relativa abolizione dei contratti a termine, condivido la posizione contraria di Confindustria Veneto – ha spiegato Sottoriva – Trovo doveroso da parte dei 9 parlamentari eletti nel nostro territorio, che vengano nelle aziende ad informarsi bene su come funziona da noi il contratto a termine, in modo da rendersi conto che è estremamente positivo sia per i lavoratori che per le aziende, per poi portare le nostre istanze a Roma”.

Chi ritiene che il contratto a termine sia un modo per sfruttare i lavoratori, che una volta dopo essere stati impiegati vengono allontanati senza remore, se si rapporta all’industria veneta si sbaglia di grosso. “Siamo noi industriali i primi a non condividere le assunzioni a termine che si protraggono all’infinito”, ha continuato Sottoriva.

In una struttura aziendale infatti, il dipendente assunto a breve termine non è così conveniente, perché il tempo impiegato nella sua formazione è, ovviamente, a scapito della breve durata del contratto.

“Le assunzioni a termine vengono utilizzate per motivi specifici: un picco eccezionale di lavoro ad esempio, oppure nel caso di sperimentazione di una nuova linea di produzione, nella quale investo senza sapere come andrà. In questi casi, l’investimento a breve termine è giustificato, ma lo scopo finale è quello di far funzionare la nuova linea, o di incrementare in modo stabile il lavoro, con la conseguenza di nuove assunzioni a tempo indeterminato. Nel frattempo, il lavoratore ha avuto modo di fare un’esperienza, di farsi conoscere professionalmente, di comprendere se quel tipo di lavoro può essere consono alle sue esigenze e capacità. C’è un interscambio tra lavoratore e azienda e durante il contratto a termine ci si misura reciprocamente. In ogni caso – ha continuato – quando si assume con un contratto a termine, si dà la possibilità di lavorare a qualcuno che in quel momento non ha un lavoro. Anche se si trattasse di un lavoro che sembra banale, in realtà qualcosa si impara sempre ed è un bagaglio che si aggiunge al curriculum”.

Secondo Confindustria, si apre in modo evidente lo spaccato del problema della politica, che decide e regolamenta con decisioni prese spesso da persone che non sono a conoscenza della realtà dei fatti. O che guardano al peggio per evitarlo, senza rendersi conto che così facendo si pongono obiettivi negativi, invece di adocchiare chi fa meglio, per scopiazzarlo e mettere in atto cambiamenti positivi.

“I politici devono venire a vedere come si lavora nel nord-est – ha puntualizzato Sottoriva – Devono entrare nelle nostre aziende a comprendere le nostre problematiche. Bisogna vedere come viene inteso il modello contrattuale ‘a termine’, perché qui da noi, al 99%, è un’opportunità. In questo momento, con la disoccupazione a livelli bassissimi, il vantaggio del contratto a termine è grandissimo, perché il lavoratore, dopo un periodo di conoscenza reciproca, può essere assunto per sempre”.

Con la disoccupazione di poco al di sopra del 5% e i colloqui di lavoro che fioccano, il nuovo leit motiv veneto è che manca personale. “La verità è che manca personale qualificato – ha commentato il presidente di Confindustria Alto Vicentino – C’è tantissima richiesta di manodopera specializzata, tornitori, fresatori, saldatori, magliaie, sarte, ma pochissima offerta. Soprattutto mancano le donne nelle fabbriche, che sono molto più precise degli uomini e, nei ruoli che sono consoni alle loro esigenze, sono estremamente preziose. Il lavoro in fabbrica è cambiato, ora gli ambienti sono puliti e salubri, gli stipendi di tutto rispetto, c’è un mondo da riscoprire”.

E a chi dà retta ai troppi luoghi comuni e pensa che tra i giovani manchi la voglia di lavorare, Pietro Sottoriva risponde: “Non è vero. E’ naturale che anche tra i giovani ci siano gli scansafatiche, ma ci sono tantissimi bravi ragazzi che si applicano. Un problema forse potrebbe essere che alcuni genitori, avendo vissuto in un periodo storico più ‘facile’, non sono stati in grado di far comprendere ai loro figli il mondo reale. Troppo spesso abbiamo reso le cose facili ai nostri ragazzi. Ma i giovani sono svegli, hanno mille risorse, sono attivi, dotati di grande fantasia. E hanno tanta voglia di fare. Dobbiamo solo aiutarli ad incanalarla nelle cose giuste. E’ compito nostro – ha concluso – far capire ai giovani che il lavoro non è solo lo strumento per arrivare a fine mese, ma è una strada nella quale ci si può realizzare, uno strumento per  stimolare la voglia e la passione di fare e di crescere”.

Anna Bianchini

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