Da gennaio a maggio 2022 sono 38 le vittime sul lavoro in Veneto: 28 decedute “in occasione di lavoro”, e 10 “in itinere”, cioè nel percorso da casa alla sede di lavoro. Lo scorso anno erano 35 in totale. Tre vittime in più del 2021. Così l’emergenza cresce in regione. E il Veneto rimane al 2° posto nella graduatoria nazionale per numero di decessi in occasione di lavoro. Sono 268 in tutto il Paese.

E il Veneto si mantiene purtroppo ancorato alla zona arancione nella mappatura dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre.

“Approdare in zona arancione è un risultato assai sconfortante. Significa che il rischio di mortalità sul lavoro, cioè il rapporto tra infortuni e popolazione lavorativa, è più che preoccupante, superiore alla media nazionale – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre – anche perché il Veneto così non fa altro che avvicinarsi alla zona rossa. Tra l’altro è opportuno precisare che in questi numeri sono quasi completamente spariti gli infortuni mortali per COVID. Nel primo quadrimestre del 2021 erano 13 su 26. Nel 2022 1 su 27. Ciò fa concludere che gli infortuni mortali accaduti durante il lavoro, esclusi i casi COVID, sono aumentati ancor di più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E sono addirittura aumentati rispetto ai primi cinque mesi del 2019, pre-pandemia, quando erano 31, contro i 38 di quest’anno. Si tratta di una drammatica inversione di tendenza, soprattutto considerando che il Veneto negli ultimi 4 anni aveva incidenze di mortalità che lo collocavano sempre tra la zona bianca e la zona gialla, e quindi tra le regioni più virtuose a minor rischio di mortalità”.

“L’indice di incidenza della mortalità è lo strumento di indagine più efficace per spiegare l’emergenza in tutte le regioni mese dopo mese – sottolinea ancora il Presidente dell’Osservatorio mestrino – perché è proprio il rapporto tra numero di infortuni e popolazione lavorativa che riesce a decretare il livello di sicurezza dei lavoratori”.

Per agevolare la lettura dei dati, l’Osservatorio mestrino ha ideato ed elaborato la mappatura del rischio di morte sul lavoro, dividendo l’Italia a colori proprio alla stregua della mappatura utilizzata durante l’emergenza pandemica.

La zona arancione, quella in cui rientra il Veneto, è la fascia che – dopo la rossa – raggruppa le regioni con l’incidenza tra le più alte per gli infortuni mortali sul lavoro e dunque superiore alla media nazionale.

Da gennaio a maggio 2022, infatti, il Veneto ha un’incidenza infortunistica di 13,5, compresa tra il valore medio nazionale ed il 125% dell’incidenza media nazionale, che si attesta a 11,9 morti sul lavoro ogni 1.000.000 di occupati.

Ed è Rovigo la provincia veneta in cui i lavoratori rischiano di più (indice di incidenza pari a 32,3 contro una media regionale di 13,5). Seguono: Belluno (23,3), Verona (19,8), Vicenza (18,7), Venezia (17,2), Padova e Treviso (2,6),

Per quanto riguarda il numero dei decessi in occasione di lavoro nei primi cinque mesi del 2022 sono 28 e vengono rilevati in provincia di: Verona (8), Vicenza (7), Venezia (6), Rovigo (3), Belluno (2), Padova e Treviso (1).

(in allegato o sul sito www.vegaengineering.com/osservatorio/ tutti i dati e le variazioni rispetto allo scorso anno).

GLI INFORTUNI TOTALI:

Nei primi cinque mesi dell’anno crescono del 43,2% le denunce di infortunio totali: erano 27.177 a fine maggio 2021, sono 38.936 nel 2022. Sanità, Attività manifatturiere e Trasporti sono i settori più colpiti.

Alla provincia di Treviso la maglia nera in regione per il più elevato numero di denunce totali di infortunio: 7.775. Seguono: Vicenza (7.692), Verona (7.168), Venezia (7.164), Padova (6.102), Belluno (1.592) e Rovigo (1.443).

Infine sono 16.784 le denunce delle donne lavoratrici e 22.152 quelle degli uomini.

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