Piaccia o non piaccia, se la Lega oggi è al 34% è grazie al suo leader nazionale Matteo Salvini, che con un progetto nazionale ha portato il partito della Padania ad essere il primo dello Stivale.

Probabilmente questo non è ancora chiaro a qualche leghista della prima ora, le cui recenti dichiarazioni gli sono costate care per aver detto al Mattino di Padova di non essere disposto ad iscriversi ad una Lega che ha eliminato la parola nord.

Si tratta dell’ex assessore e consigliere regionale di casa nostra Marino Finozzi, che ha detto chiaro e tondo che non si tessererà. “Non credo nei partiti nominali e non sono certamente entusiasta delle ultime scelte – ha dichiarato a Nicola Cesaro de Il Mattino – Ho un’unica tessera, quella della Lega Nord e mi basta sicuramente questa”. Finozzi si vanta di avere la tessera numero 1 della Lega Nord di Vicenza e di considerarla quasi una reliquia. “La Lega nord ha sempre pensato all’autonomia, la Lega di Salvini fa dell’altro. E’ una fase delicata e non voglio certamente fare strani proclami in campagna elettorale, ma è chiaro che non sono entusiasta di questa direzione. La battaglia per l’autonomia oggi è condotta solo dai presidenti di Regione. Credo molto in Zaia, che sta sostenendo fortemente il percorso: penso che siamo sulla strada giusta, ma è solo merito di politici regionali”.

Dopo le dichiarazioni di colui che oggi fa l’imprenditore a Fara Vicentino, coltivando lavanda, la parola l’ha preso, sullo stesso quotidiano, un pezzo da novanta della Regione Veneto. E’ Roberto ‘pittbull’ Marcato, assessore allo Sviluppo Economico, che ha replicato senza giri di parole, come nel suo stile da sempre: “Non sono affatto preoccupato, il Veneto è sempre stato un laboratorio e la Lega alle regionali di maggio trionferà con un risultato che passerà agli annali della politica. Non abbiamo paura di nessuno – ha dichiarato al giornalista Albino Salmaso – Rispetto le opinioni di tutti, anche quelle di Marino Finozzi, ma trovo sbagliato criticare un partito dopo averlo abbandonato. Con il rancore e la vendetta si fa poca strada”.

Marcato ha quindi ricordato i momenti di tensione vissuti da lui in prima persona contro i vertici veneti del partito.

Insomma, si profila una campagna elettorale al vetriolo, all’interno della stessa Lega, con i fedelissimi di Salvini, che coerentemente al cambio di tessera non recriminano al leader il progetto nazionale, ricordando che lo stesso Umberto Bossi, che oggi critica il suo successore, negli anni passati provò ad aprire sedi nel sud Italia, non trovando a quei tempi però terreno fertile, come invece sta facendo Salvini che fa man bassa persino in Calabria e Sicilia, più vicine all’Africa che a Bergamo.

Non si può però dare dell’incoerente nemmeno a Finozzi, che seppur accusato dai pettegoli di essersi dimesso per intascarsi un lauto vitalizio che gli consente un buon tenore di vita, non esita a dichiarare ai giornali ciò che pensa.

In mezzo i leghisti, che indossano ancora magliette che rivelano chiari i loro sogni secessionisti, con i quali fanno propaganda sui loro profili social, ma che senza battere ciglio si tesserano e pagano la quota con cui Salvini si paga la campagna elettorale e le trasferte in ‘terronia’.

A.B.

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