L’effetto della buona stagione estiva e la ripresa dei contratti a termine fa registrare un segnale positivo nel mondo del lavoro in Veneto, con 65.400 assunzioni ed un saldo positivo di mille occupati. I dati non consentono tuttavia di recuperare i livelli del 2019 ed il saldo dei primi nove mesi del 2021 è lievemente inferiore rispetto a quello di due anni fa (72.636 contro 74.204) e le assunzioni sono 13% in meno.

“Il mercato del lavoro in Veneto conferma la crescita delle assunzioni nei mesi estivi grazie all’effetto rimbalzo per quanto riguarda le assunzioni, dal momento che sono tornati i contratti a termine – ha spiegato Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro, Istruzione e Formazione commentando i dati sul mercato del lavoro in Veneto relativi al mese di settembre, pubblicati attraverso la Bussola di Veneto lavoro – Una stagionalità che è stata anche prolungata grazie al bel tempo e fa ben sperare per i prossimi mesi. Confidiamo su una ulteriore ripresa che possa far leva sulla ripresa del turismo invernale dopo due stagioni di sofferenze per lavoratori e imprese”.

Si tratta di dati che confermano la positiva tendenza assunta dal mercato del lavoro regionale che fa registrare un volume di assunzioni superiore a quello dell’analogo periodo del 2019 e un saldo occupazionale ampiamente migliore (+1.000 posizioni lavorative dipendenti a fronte delle -3.000 del settembre 2019). Migliora di conseguenza anche il saldo del terzo trimestre 2021 che fa registrare un aumento di 5.500 posti di lavoro e un incremento delle assunzioni pari al +4% rispetto al 2019. Bilancio positivo interamente imputabile alla ripresa del lavoro a termine.

Le assunzioni sono state complessivamente 152.800 nel trimestre (+4%) e 65.400 a settembre (in linea con il 2019), mentre le cessazioni sono state rispettivamente 147.300 (-1,5%) e 64.350 (-5,2%). Tra i motivi di chiusura dei rapporti di lavoro prevalgono nettamente le cessazioni per fine termine (56% del totale) e le dimissioni (32%), mentre i licenziamenti restano marginali (5%). Anche nel mese di settembre il numero di licenziamenti economici collettivi e individuali si conferma essere inferiore a quello registrati negli anni pre-pandemia: i lavoratori interessati sono stati 271 (-53% rispetto al 2019) per un totale di 185 imprese coinvolte (erano state 297). Complessivamente dopo lo sblocco in vigore dal 1 luglio hanno perso il lavoro causa licenziamento 1.138 lavoratori di 629 aziende.

L’analisi settoriale evidenzia infatti come in questo 2021 la flessione della domanda di lavoro sia ancora largamente diffusa anche se con intensità diversa: dal -42% dell’occhialeria al -27% dei servizi turistici, dal -24% del commercio al -21% della concia, dal -12% del tessile al -3% della metalmeccanica. Gli unici settori in terreno positivo sono le macchine elettriche (+8%), l’industria chimica-plastica (+3%), l’istruzione (+6%) e i servizi sanitari e sociali (+2%).

“La Regione del Veneto continua a monitorare i settori che in questi due anni hanno subito le maggiori conseguenze dalla crisi pandemica, come ad esempio il grande ambito del turismo e delle produzioni di lusso, affrontando la situazione da un punto di vista di filiera – precisa ancora l’assessore regionale al lavoro – Siamo convinti che solo in questo modo, attraverso un puntuale intervento delle politiche del lavoro che tenga in considerazione i singoli aspetti di settore e di filiera possiamo supportare una ripresa anche delle imprese che più stanno soffrendo”.

Venezia e Verona si confermano le province più colpite dagli effetti della pandemia e anche nel 2021 mostrano saldi occupazionali ancora lontani da quelli del 2019 e assunzioni in calo rispettivamente del 24% e del 15%, soprattutto a causa del ritardo nella partenza della stagione estiva e nella sostanziale “cancellazione” delle vacanze pasquali. Nel terzo trimestre però il recupero è stato molto sostanzioso, soprattutto per Venezia (assunzioni + 14%), Vicenza (+11%) e Padova (+9%). Anche il saldo è positivo quasi ovunque, tranne che nei territori a vocazione turistica balneare e montana che scontano come ogni anno la chiusura della stagione.

L’irrigidimento del mercato del lavoro e il possibile effetto scoraggiamento causati dalla pandemia contribuiscono a mantenere la disoccupazione in calo rispetto al 2019. Nei primi nove mesi dell’anno le dichiarazioni di immediata disponibilità presentate ai Centri per l’impiego del Veneto sono state complessivamente 91.000, il 9,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.

Da inizio pandemia a oggi il bilancio occupazionale grezzo del settore privato, con riferimento ai tre contratti di lavoro principali (tempo indeterminato, tempo determinato e apprendistato), è positivo in Veneto per +50.000 posizioni lavorative. Un risultato che sconta ancora l’utilizzo massiccio della cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti, e che risulta diversificato in base a settori, a territori e cicli stagionali.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia