Il manager Luciano Flor sta valutando  le liste d’attesa accumulate nelle Ulss della Regione Veneto , procedendo con la sospensione delle prestazioni non urgenti. Un lavoro, che riguarderà le diverse Ulss, dopo uno studio sulla loro condizione e soprattutto,  sul monitoraggio dell’organico . La notizia era stata preannunciata alla stampa nei giorni scorsi dall’assessore regionale Manuela Lanzarin, che aveva illustrato la situazione dei ricoveri Covid, accompagnata dalla campagna vaccinale in corso. I contagi che avanzano, la terza dose da somministrare e a tutta velocità secondo quanto intimato alle Regioni dal commissario Covid Figliuolo, mettici la carenza di medici che in Veneto è davvero cronica, non ci sono altre soluzioni. ‘E’ una sconfitta  – aveva detto lo stesso giorno Luca Zaia, con la voce di chi non avrebbe mai voluto arrivare a questo punto, ma se non ci sono medici, chi sta nei reparti a garntire le prestazioni sanitarie? ‘La coperta è corta, bisogna tagliare le prestazioni non urgenti’.

“Stop alle prestazioni non urgenti? Situazione non paragonabile a un anno fa, assurdo prendere le stesse decisioni”

La notizia ha sollevato le polemiche dell’opposizione che siede in consiglio regionale e sono tanti i quesiti: “È assurdo dopo quasi due anni di pandemia, con contagi e pressione ospedaliera non paragonabili allo scorso inverno grazie evidentemente alla campagna vaccinale, trovarsi con gli stessi problemi: prestazioni rinviate e stop all’ abbattimento delle liste di attesa. In questi mesi cosa è stato fatto per evitare tutto questo?”. Va all’attacco Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Sanità, dopo le disposizioni del Direttore Generale Luciano Flor alle Aziende Ulss, per rivedere l’offerta di prestazioni, frenando il recupero degli ‘arretrati’ e sospendendo le attività non urgenti.

“La lotta al Covid-19 resta la priorità assoluta, vaccinazioni e attività di tracciamento vanno potenziate per frenare questa nuova ondata – chiarisce l’esponente dem – però non si può abbassare la guardia su tutto il resto, causa mancanza di personale”.

“La situazione – ribadisce Bigon – è totalmente diversa da un anno fa, non possono essere prese le stesse decisioni. Dobbiamo difendere la sanità pubblica che ricordo essere  universale, ovvero, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie. Fare prevenzione e curarsi non può diventare un privilegio di chi ha i soldi rivolgendosi  alla sanità privata. Come abbiamo sottolineato più volte, durante la pandemia solo il Molise e la Valle d’Aosta hanno assunto meno medici di noi: hanno tutti rifiutato? Possibile che il Veneto sia una delle Regioni meno attraenti d’Italia?”, conclude Bigon.

La lega risponde alle accuse: ‘Speculazione sconcertante’

La continua speculazione da parte delle opposizioni sulla situazione sanitaria è sconcertante. Banalizzano un settore complesso come la Sanità, riducendo tutto a un attacco alle capacità organizzative dell’amministrazione regionale. Non c’è motivo di ridurre le prestazioni sanitarie perché è in corso la campagna vaccinale, dicono. Ma possibile che non si rendano conto che, proprio perché i medici sono massivamente impegnati su questo fronte, il personale sanitario è messo a durissima prova? Certo che se il sistema sanitario regionale fosse in mano loro, staremmo davvero freschi”. Questo il commento dei consiglieri regionali Alberto Villanova, presidente Intergruppo Lega – Liga Veneta e  Sonia Brescacin (Lega-LV) presidente della Quinta commissione Sanità, alla polemica del Partito Democratico sulle prestazioni sanitarie.

“E’ vero che l’indice di occupazione delle terapie intensive quest’anno è decisamente diverso da quello dello scorso dicembre. Ma nel 2020 – aggiungono i consiglieri – il personale medico e infermieristico era tutto concentrato sul fronte ospedaliero. Quest’anno abbiamo la campagna vaccinale in corso: la somministrazione delle prime dosi, finalmente, sta tornando a crescere, grazie anche alla decisione di attivare l’accesso libero e la popolazione veneta sta rispondendo con entusiasmo alla terza dose, senza contare che i medici di base sono impegnati anche nelle vaccinazioni antinfluenzali”.

“Il sistema dei tamponi  – spiegano i consiglieri – permette di eseguire tra i 100mila e i 135mila test diagnostici al giorno, il doppio rispetto al 2020, quando si contavano circa 52mila test al giorno;  I Covid point sono tornati ad essere pieni di cittadini  e ricordiamo che non abbiamo a che fare con  macchine ma parliamo di persone”.

“Come ha sottolineato l’Assessore lo scorso martedì, molti membri delle USCA,  Unità speciali di continuità assistenziale, hanno abbandonato quell’incarico per entrare nelle Scuole di specializzazione; ma di questo non si tiene conto. Qualsiasi occasione è buona, pur di far polemica!. Se per ogni comunicato di critiche rivolto dal Partito Democratico guarisse un malato Covid, ormai, la pandemia sarebbe debellata. I nostri colleghi del PD, forse non lo sanno ma le politiche sanitarie sono ben altra cosa”, concludono Alberto Villanova e Sonia Brescacin.

di Redazione AltovicentinOnline

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