Sembra che passerà l’estate e non assaporeremo nemmeno una folata dell’autonomia differenziata che, come passo avanti, sta avendo che il tema, dopo decenni di isolamento tra Veneto e Lombardia, adesso viene affrontato a livello nazionale.

Ancora nulla di fatto nel vertice romano riunito oggi e al quale erano presenti i leader dei partiti che compongono il governo, con il premier Giuseppe Conte ed il ministro alle Autonomie Regionali Erika Stefani.

Come ha scritto in anteprima Open di Enrico Mentana, il meeting si sarebbe concluso con un rinvio che si auspica sarà fine luglio, ma il Movimento 5 Stelle sembra voglia prendere tempo con un ministro Lezzi che assicura che l’autonomia verrà rispettata come punto del governo, ma che sarà trattato con i dovuti approfondimenti perchè ci sono in ballo gli equilibri tra nord e sud.

“Prima si fa meglio è, perchè ormai sono 12 le regioni italiane che la chiedono. E’ giusto farla bene, noi le idee le abbiamo chiare, i compiti li abbiamo fatti, siamo pronti anche domani mattina”. Sono state queste le parole del vice premier Matteo Salvini prima della tavola rotonda, che oggi affrontava il tema scuola come primario, ma in scaletta c’erano anche le competenze dalle Infrastrutture all’Ambiente. A fare il giro dell’Italia sono state in queste ore le dichiarazioni del ministro Bussetti, stretto nella morsa dei sindacati che non ci stanno che l’istruzione sia gestita a carattere territoriale e continuano a battersi affinchè scuola e tutto il mondo del lavoro che ruota intorno alla scuola rimanga ‘nelle mani’ dello Stato.

Bussetti, dal canto suo, ha tranquillizzato parlando di quei concorsi regionali che farebbero rimanere in sede gli insegnanti. Le riviste specializzate nel tema scuola accusano il ministro di parlare diversamente secondo il giornalista che lo incalza. Gli rimproverano di avere 2 volti quando parla ai quotidiani nazionali e con i sindacati e un altro quando si rivolge alle testate locali.

Insomma, il nodo scuola al momento sembra davvero duro da sciogliere, con i leghisti che si rendono conto di avere fatto delle promesse alle regioni Veneto e Lombardia in campagna elettorale, ma che ora che siedono sulle poltrone di un governo nazionale fanno fatica a mantenere. Sembra una lotta continua stare in equilibrio, anche per Salvini, che nelle regioni del sud non fa cenno ad una autonomia differenziata come per paura di perdere consenso tra chi lo sta acclamando. In questo manca la corretta informazione che servirebbe a far capire ai cittadini che autonomia non significa discriminare alcune regioni ma semplicemente responsabilizzare tutti ad un uso corretto dei soldi, perchè amministrare bene vuol dire garantire ai propri cittadini maggiori servizi che solo un uso corretto del danaro può elargire.

Alcuni giornali nazionali rivelano che Salvini sia spaventato dai sondaggi del sud sul tema autonomia. Da Roma in giù infatti, il nutrito bacino di voti del ‘Capitano’ conferma giornalmente il consenso, ma sul tema autonomia storce il naso, soprattutto per un lavoro di disinformazione che stanno portando avanti i detrattori dell’autonomia stessa. Libero, il giornale di cui è direttore editoriale Vittorio Feltri, l’altro giorno ha riportato un sondaggio di grande autorevolezza di Ilvo Diamanti: 6 elettori su 10 vogliono l’autonomia, emerge dal sondaggio Demos, quindi la riforma sembra apprezzata in generale dagli abitanti dello Stivale, ma “con punte massime nel nord e nel centro-nord, più ridotte nel centro-sud e nel sud”.

A.B.

 

 

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