La campagna elettorale regionale entra nel vivo con l’ufficializzazione delle liste della Lega e con un colpo di scena nell’Alto Vicentino.

I due pezzi ‘grossi’ del nostro territorio infatti, Maurizio Colman e Andrea Cecchellero, sono stati piazzati nella lista di Matteo Salvini, che qualche politologo dà addirittura solo al 18-20% negli ultimi sondaggi. Qualcosa che non ci si aspettava, ma che qualche politico locale più malizioso aveva previsto da tempo.

Il consigliere regionale uscente e l’attuale sindaco di Posina, due ferventi sostenitori di federalismo e autonomia, avranno come logo nel loro ‘santino’ elettorale, quello del partito che ormai ha preso la piega nazionale da un paio d’anni. Lo stesso partito che ha eliminato la parola ‘nord’ sposando il sovranismo di un leader che sfoggia quel tricolore spesso boicottato dai due storici leghisti veneti.

“C’era da aspettarselo”, è il mormorio degli scontenti della politica locale, che puntavano alle liste del governatore Luca Zaia, che viaggia ormai spedito con un consenso che lo dà vincitore contro Arturo Lorenzoni con l’80% delle preferenze.

Nessuno alza la voce ma c’è chi dietro a questa scelta, evidentemente imposta dal partito, dice ci sia la chiara volontà di estromettere l’Alto Vicentino dal consiglio regionale perché non abbia rappresentanze. Conteranno quindi  a questo punto proprio le preferenze individuali che i due candidati riusciranno a portare a casa contendendosi però lo stesso territorio.

Le pagine della politica nazionale dei quotidiani più letti d’Italia non hanno dubbi nel dare per scontata la vittoria, per acclamazione, di un Luca Zaia che si è distinto nella gestione dell’emergenza covid con il piglio, il carisma e la competenza di chi sa amministrare la cosa pubblica e che sa mettere da parte le polemiche ed i personalismi quando non si può perdere tempo.

La sfida regionale veneta è vista dagli esperti di politica più come una resa dei conti tra Matteo Salvini e Luca Zaia che come una semplice elezione del governatore. In molti avevano infatti chiesto la sostituzione di Salvini come leader del Carroccio, alla luce dei consensi calanti di un leader sempre più presente e sostenuto al sud rispetto ad un nord che lo giudica una sorta di traditore per non aver portato in porto l’autonomia sognata da decenni. La mascherina tricolore e la parola Italia sulla maglietta si contrappongono proprio agli ideali politici di Luca Zaia che si è imposto proprio per un referendum finalizzato al far vedere quanto il nord abbia voglia di autonomia.

Quasi una beffa che Maurizio Colman, che solo l’anno scorso ebbe gli onori della cronaca per avere invocato un “muro” che dividesse nord e sud, sia ora in lista con colui che tutti i giorni indossa il tricolore e che ha chiesto scusa ai meridionali per averne parlato male in passato. Sorte simile per Andrea Cecchellero, che sebbene di più larghe vedute, in quanto ha sempre parlato di autonomia come pura opportunità di benessere per la sua terra, fino a qualche mese fa indossava la maglia con il leone di San Marco a fianco del suo ‘padrino’ Marino Finozzi, che non ha mai fatto mistero di una sorta di delusione per il cambiamento ideologico del Carroccio.

Regionali, tutti vogliono stare nella lista Zaia, ma Salvini impone il diktat

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