RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

La gestione dei flussi migratori in Italia ha purtroppo sempre avuto finora un carattere emergenziale, senza mai pervenire ad una risposta strutturata, come da lungo tempo da noi sollecitato.

L’introduzione dello stato di emergenza e la nomina di un commissario delegato rappresenta una ulteriore dimostrazione di questa incapacità a gestire in modo responsabile e lungimirante il fenomeno.

Se da una parte lo stato di emergenza può facilitare procedure legate al trasferimento delle persone sbarcate al sud e agli affidamenti dei servizi di accoglienza (con tutti i rischi che questo può comportare in relazione alle competenze degli enti gestori) dall’altra si aprono prospettive assolutamente allarmanti.

La proposta di legge che sarà discussa a breve al Senato ci preoccupa, come sindaci, anche rispetto alle proposte di modifica legate alle categorie di persone che potranno essere accolte nei progetti SAI, stabilizzando ulteriormente il sistema binario di accoglienza attuale e introducendo ulteriori percorsi non condivisibili.

Se quello dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) doveva essere una soluzione emergenziale per sopperire alla temporanea assenza di posti nei progetti SAI, così non è mai stato.

L’attuale proposta – che introduce lo strumento degli hotspot in ogni regione, a dispetto del solo apparente dichiarato investimento sull’accoglienza diffusa da parte del Governo – ancora una volta, come avevamo visto nel 2018, mira a svuotare di senso l’accoglienza diffusa e integrata riservando al SAI una funzione ancora più residuale, limitata all’accoglienza dei titolari di protezione.

Se non si lavora per un rafforzamento del SAI – il sistema ordinario di accoglienza diffusa di cui sono responsabili i comuni – si rischia di rivedere lo stesso film già visto in passato: grandi numeri di persone concentrate in strutture che non rispettano né le persone accolte, né i territori in cui insistono. O peggio ancora qualche tendopoli, in veste di hotspot regionalizzato.

Lo diciamo con fermezza: non si può separare l’accoglienza dall’integrazione e non si può fare integrazione senza coinvolgere i comuni e i sindaci che amministrano e tutelano i territori.

Esprimiamo infine analoga preoccupazione riguardo la proposta di riduzione o addirittura di eliminazione della protezione speciale, attribuita attualmente a coloro che dimostrano di avere forti legami familiari in Italia o di essersi integrati. Come per l’eliminazione della protezione umanitaria in passato, il rischio è quello di trovarsi persone che potrebbero diventare irregolari, con tutti i rischi conseguenti che è facile immaginare.

L’auspicio è che il governo tenga nella dovuta considerazione le preoccupazioni dei sindaci e valorizzi la loro funzione di tutela e salvaguardia delle comunità locali.

Sindaci Progetti SAI Alto Vicentino

Franco Balzi – Sindaco di Santorso

Giancarlo Acerbi – Sindaco di Valdagno

Marco Guzzonato – Sindaco di Marano Vicentino

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