In Veneto è allarme per le morti sul lavoro: con 60 decessi in nove mesi, la regione si posiziona seconda in Italia. Questo emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering. Il bilancio delle vittime sul lavoro in Italia continua a essere drammatico, e il Veneto si ritrova, suo malgrado, ai vertici di questa classifica negativa. Secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio relativa al periodo gennaio-settembre 2025, la regione si conferma come una delle più colpite a livello nazionale.
Analizzando i dati assoluti, il Veneto si piazza al secondo posto in Italia per numero di decessi avvenuti in occasione di lavoro, registrando un totale di 60 vittime nei primi nove mesi dell’anno. La regione è preceduta solo dalla Lombardia (73) e seguita dalla Campania (57), confermando il Nord Italia come epicentro di un’emergenza che non accenna a diminuire.
Il dato regionale contribuisce al totale nazionale di 575 infortuni mortali in occasione di lavoro, un dato che mostra un lieve ma preoccupante aumento di 8 vittime rispetto allo stesso periodo del 2024.
Nonostante la Lombardia registri più decessi in termini assoluti, l’Osservatorio Vega utilizza l’indice di incidenza (morti per milione di occupati) per un confronto equo tra le regioni. Sotto questo aspetto, il Veneto rientra nella cosiddetta “zona arancione”, ovvero con un’incidenza superiore alla media nazionale (Im=24).
Questo posizionamento indica che, in rapporto al numero di lavoratori presenti, il rischio di mortalità sul posto di lavoro in Veneto è più alto rispetto a regioni come Lombardia, Lazio e Friuli-Venezia Giulia, classificate in “zona bianca” o “zona gialla”.
La situazione regionale riflette la gravità del problema nazionale, dove i settori più vulnerabili restano l’Edilizia (Costruzioni) e l’Attività Manifatturiera, comparti fortemente presenti nel tessuto
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