Si distingue e spicca, al centro di Breganze, una perla culinaria ricca di storia e di tradizione. L’Antica Trattoria Al Cappello ci apre le sue porte: il viaggio nel passato tra nobili e famiglie borghesi, tra crescita ìndustriale e sogni imprenditoriali che ancora oggi resistono ed esistono, è davvero emozionante.

La Storia

Un tempo Breganze contava su un gran numero di torri. Sulle colline, che si estendevano in pianura, ne erano presenti diverse con uno schema simile a quello utilizzato nelle città murate, ma delle mura non c’è mai stata traccia come invece per la vicina Marostica. Già dal XV secolo Breganze si era alleata con i Veneziani. La cittadina poteva essere dominata sia da Est che da Ovest vista l’ampia zona, ma forse non era considerata abbastanza strategica per elevare le mura. In alternativa, erano state costruite le torri (come ad esempio Torre Bissara) per proteggere il territorio. I nobili della Pedemontana si ribellarono a Venezia che a sua volta non desiderava che l’entroterra diventasse più indipendente, così inviò una guarnigione che distrusse la merlatura delle torri le quali diventarono inutili da un punto di vista protettivo e vennero abbandonate. Fu così che vennero occupate dai piccioni, che le nidificarono. Questa diventò un’occasione gratuita e ghiotta per i nobili che avevano accesso libero a carne fresca e iniziarono a cucinare i torresani al caminetto. Da lì in poi si diffuse questa usanza che divenne una tradizione: tutte le trattorie della zona iniziarono a cucinare il torresano, “piccione di torre” che deve essere messo allo spiedo prima che cominci a volare, come cibo prelibato e in men che non si dica divenne il piatto delle feste e, per i più fortunati, delle domeniche. I nobili, che dalla pianura andavano verso Cortina, si fermavano a Breganze per mangiare questo piatto accompagnandolo con un ottimo vino locale ed in questa situazione, intorno al 1920-25, si inserì la nonna di Giovanni Dallemulle (attuale proprietario), Santa Miotti in Poli che insieme al marito Florindo Poli divennero proprietari dell’edificio, ai tempi la villa di un conte, e lo trasformarono in un albergo-trattoria con bar e stalla per i cavalli. Si misero subito all’opera inserendo nel menù il torresano allo spiedo che girava su di un grande camino che ancora oggi è attivo per la sua preparazione e il locale divenne un punto di riferimento signorile ed elegante tanto che, contrapponendosi al Ristorante al Ponte, lo chiamarono “Al Cappello”, il quale era per tutti un simbolo di distinzione e nobiltà, un modo per sottolineare la tipologia di clientela ammessa. La signora Poli Santa ebbe dei figli e negli anni ’50/60 la trattoria prese piede anche grazie al fatto che Breganze iniziò a fiorire industrialmente e il boom economico portò al locale dei clienti importanti. Negli anni Sessanta rimasero solo due figlie in quanto il figlio maschio venne liquidato dalla trattoria e diventò, nel ’60/65, proprietario dell’Albergo Ristorante Torresan e le due signore furono costrette a lasciare il lavoro perché i rispettivi mariti, uno il papà di Giovanni e l’altro lo zio, erano uno maestro e l’altro chimico. Quindi la Trattoria venne affittata al signor  Corrado Corradini, il quale arrivò a Breganze con tutto il suo patrimonio, essendo carpigiano, della pasta fresca. Negli anni Cinquanta la pasta fresca era considerata un piatto speciale, come il pasticcio della domenica e lui portò quindi innovazione con i tortelloni, tortellini e altre tipologie che, unito allo spiedo, arricchì l’offerta del menù. E per questo sfondò. A causa della salute precaria della moglie e per via dei figli che non avevano intenzione di gestire l’attività, negli anni Novanta Corradini lasciò la trattoria nelle mani del nipote di Santa Poli, Giovanni Dallemulli: “Corradini mi ha conquistato” spiega il signor Giovanni. “Vedeva che mi piaceva aiutarlo a tagliare la carne, a mettere la legna nel camino e tenere vivo il fuoco e quando la trattoria stava per chiudere ha scelto di darlo a me e da lì fino ad oggi lo gestisco io insieme a mia moglie Cinzia. All’inizio era mia mamma ad aiutarmi in quanto aveva avuto esperienza nel settore e mio padre, che era un insegnante, come secondo lavoro ha fatto carriera nella Federazione Motociclistica Italiana, era appassionato delle moto Laverda e conosceva molte persone. Infatti spesso organizzava eventi con personaggi del settore”.

Il locale era famoso in tempo di guerra anche perché i tedeschi avevano nella zona un comando e la trattoria era l’unico punto in cui era presente il telefono (con numero 147), quindi i soldati piuttosto che i nobili, si recavano “al centralino” e divenne così un punto di ritrovo. “Quando chiamava qualcuno,” ricorda il proprietario “mia mamma che era ragazzina, con la sua bicicletta andava nelle ville dei Signori ad avvisarli che ad in un determinato orario, ci sarebbe stata una telefonata per loro. Il nobile arrivava al locale con la sua carrozza, faceva la sua telefonata e poi si fermava qui a mangiare e conversare. C’era la tradizione la domenica sera di venire a mangiare il piccione, arrivavano in 4/5 persone e mangiavano mezzo piccione a testa. Tuttora alcuni clienti ci raccontano che da piccoli il loro sogno era quello di venire Al Cappello a mangiare il piccione perché era un’occasione speciale oltre che un momento per la famiglia”.

 

Il Cappello continua la tradizione

Oggi l’Antico Ristorante Al Cappello ripropone profumi e sapori di un tempo; il grande camino a vista accoglie i clienti all’entrata e, come da tradizione, su di esso girano allo spiedo i torresani insieme a polli e faraone. Il menù è vasto e fedele: negli antipasti troviamo il Lardo all’erbette con polenta, Formaggio asiago caldo e funghi misti, Prosciutto crudo e sopressa vicentina o Tortino ai formaggi con speck. La ricetta della pasta fresca di Corradini la si può trovare ad esempio nelle famose Tagliatelle al sugo di piccione, Tortelloni di magro con ricotta e spinaci conditi con burro fuso e salvia, Tagliolini in brodo (con fegatini di pollo a richiesta), Bigoli con sardina e pomodori ciliegina,  Maccheroncini con farina integrale alle verdure e Gnocchi al pomodoro. Nei secondi non può mancare il prodotto di punta, Torresani allo spiedo con polenta onta, oppure Faraona 1/4 allo spiedo con polenta onta, Scaloppina al Torcolato e Vezzena (formaggio stagionato) a scaglie, Polenta alla griglia Vezzena e funghi misto bosco o il baccalà alla vicentina.

Le carni alla griglia come la Tagliata al rosmarino (gr. 350 circa), Petto di pollo, Braciola di vitello, Coscetta di pollo disossata, Bistecca di Roast Beef (gr. 200 circa), e ancora i contorni di stagione, i dolci fatti in casa e i vini locali e non. L’Antica Trattoria Al Cappello ripropone i piatti di un tempo ma mantenendo dei prezzi economici nonostante l’alta qualità. La selezione dei piccioni deriva da aziende agricole locali come tutte le carni, i formaggi, verdure e molti vini. Sullo spiedo oltre i Torresani, è possibile trovare pollo, faraone, sempre su ordinazione, costina di maiale, anitra, bocconcini di coppa di maiale, alzavola (piccola anitra selvatica) coniglio, capretto.

Scegliere di mangiare Al Cappello significa riappropriarsi della storia dei nostri antenati, rivivere le usanze che per anni hanno caratterizzato il breganzese e allo stesso tempo consegnare alle nuove generazioni il patrimonio del territorio, dei sapori dei prodotti delle nostre colline e della nostra pianura, essere protagonisti e fautori del successo di una città che, silenziosamente, pulsa come allora.

Laura San Brunone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia