Non ci poteva essere momento migliore per un messaggio di ritorno alla vita, libera e spensierata.

Al Parco delle Cascate di Calvene l’artista Cristina Rizzato ha posizionato gabbiette colorate, aperte, in segno di libertà e alla sua opera, che è un vero e proprio inno alla vita, ha dato il nome ‘GabbiaNo’.

Una concatenazione di eventi e casualità, che le ha permesso di realizzare un’installazione divertente, ma densa di significato, proprio a lei, che da quando era bambina non è mai riuscita a sopportare la vista di un uccellino rinchiuso in una gabbia.

“L’opera ripercorre un po’ la mia storia personale, quando ero bambina in casa avevamo uccellini e io li liberavo di nascosto – ha spiegato – Tempo fa sono venuta a conoscenza di una serie di gabbiette per uccelli, semplici e belle esteticamente, che sarebbero finite in discarica. L’ispirazione mi è venuta immediatamente”.

Gabbiette molto vecchie realizzate a mano, che l’artista ha raccolto, ripulito, dipinto e posizionato con le porticine rigorosamente

aperte.

“E poi c’è il gabbiano, che ho costruito con delle lamiere, dei pezzi di panchina in ferro che stavo per buttare”.

L’installazione è una delle tante che ci sono al Parco delle Cascate e merita in particolare di essere vista poiché in tema con il momento che il mondo sta vivendo: il riaffacciarsi alla vita dopo un periodo di ‘gabbia’ forzata.

“LE gabbie rimarranno lì fino a che il tempo non le consumerà – ha detto l’artista – Per me la gabbia rappresenta il più grande ostacolo per ognuno di noi. Non solo la gabbia in senso fisico, ma anche le gabbie della nostra mente. Le paure, i pregiudizi, la diffidenza, gli amori malati, gli estremismi che impediscono il fluire della nostra vita. Sono gabbie anche i nostro ritmi di vita, le nostre corse frenetiche. Il gabbiano è lì per dirci che la gabbia fisica non c’è più e che è il caso di pensare anche alle altre gabbi da cui desideriamo uscire”.

Il Parco delle Cascate

Il Parco di Calvene conta 5 cascate, nascoste nel bosco. Si trova vicino alla comunità Radicà, punto di riferimento per ragazzini in difficoltà.

“15 anni fa il parco era inaccessibile – ha raccontato Cristina Rizzato, che al Parco è di casa poiché parte del direttivo – Piano piano, grazie alla volontà di Don Beppe Gobbo, ha ripreso ad essere un centro curato e bellissimo. In questi mesi si sta sviluppando un progetto che coinvolge le associazioni del territorio, per promuovere i temi legati al sociale, all’integrazione, al campo educativo e terapeutico e all’arte. A breve il parco accoglierà opere d’arte legate al tema ‘land art’.

A.B.

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