“La tragedia dei desaparecidos è praticamente sconosciuta in Italia, soprattutto tra i giovani della nostra generazione, e questo è una vergogna”. Ne è convinta Elena Basso, giornalista esperta di America Latina che con Marco Mastrandrea e Alfredo Sprovieri ha creato ‘Archivio desaparecido’: un libro, un podcast e un sito web unico in Italia, per raccogliere una trentina di storie degli oppositori rimasti vittima delle dittature di Argentina, Cile e Uruguay tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.
A parlare coi tre cronisti, oltre a chi ha subito le violenze ma è riuscito in qualche modo a salvarsi, ci sono soprattutto i parenti di chi non è mai tornato a casa, che non smettono di chiedere giustizia. A distanza di tanti anni la battaglia giudiziaria ancora non si è fermata, come dimostra l’arresto in Italia a fine settembre di Reinhard Doring Falkenberg, l’ex nazista tedesco ricercato dall’Interpol poiché ritenuto tra i dieci torturatori più spietati della dittatura cilena di Augusto Pinochet. Il 75enne era in vacanza in Toscana con un gruppo di pensionati, ignaro del mandato di cattura che pesava su di lui.
“Una delle interviste chiave realizzate per l’Archivio è proprio a Mariana Maino, sorella di una delle vittime di Falkenberg, Juan Maino” continua Basso. Proprio l’apertura del processo contro Falkenberg nel 2005 per l’uccisione di Maino – che vantava origini italiane – spinse Falkenberg a tornare in Germania, Paese che aveva lasciato assieme ad altri ex nazisti nel 1945 per rifugiarsi in America Latina. Con l’avvento di Pinochet, l’uomo aveva diretto il centro detentivo Colonia Dignidad dove in tanti vennero rinchiusi e fatti sparire. In quanto cittadino tedesco, ha potuto evitare l’estradizione, nonostante la condanna in via definitiva per sequestro di persona del tribunale cileno.
Cotattata per un’esclusiva pubblicata sul quotidiano ‘Il Manifesto’, Mariana Maino a Basso ha riferito di sentirsi “molto felice” per l’avvenuto arresto: “Mi ha detto che ora sperano che Falkenberg venga estradato e finalmente processato”.
La pratica di sequestrare, torturare e poi far sparire coloro che si opponevano ai regimi dittatoriali non ha riguardato solo Argentina, Cile e Uruguay, ma anche Brasile, Perù, Ecuador e altri. Ma i tre cronisti di ‘Archivio’ hanno dovuto circoscrivere la ricerca. “Questo lavoro è iniziato nel 2019 e non è stato facile” sottolinea Basso. “Inoltre è stato autofinanziato, pertanto abbiamo fatto una scelta, basata sulla prossimità geografica di questi Paesi”.
A sostenere il progetto, il collettivo di giornalisti indipendenti ‘Centro di giornalismo permanente’, che ha goduto del sostegno di Etica Sgr e di un crowfunding di Produzioni dal basso. Ma a ispirare l’idea, la Fondazione Elio e Lisli Basso di Roma, dove i tre reporter hanno frequentato la Scuola di giornalismo. “In quel luogo si respira aria di America Latina” dichiara la giornalista, che con i colleghi ha partecipato ai vari incontri organizzati dalla Fondazione coi protagonisti del Processo Condor, il procedimento giudiziario che la magistratura italiana ha potuto avviare contro i carnefici di quelle dittature sfruttando le origini italiane che varie vittime avevano. “Quelle persone parlano italiano come noi, provengono dal nostro Paese.
Abbiamo deciso di raccontare le loro storie perché non venissero dimenticate e abbiamo ottenuto grande apprezzamento, sia dai media italiani che latinoamericani”. Un modo anche per riportare l’America Latina nella stampa italiana, “purtroppo clamorosamente assente”, conclude Basso.

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