Non è la prima volta che il sentiero CAI 666 viene fatto oggetto di scorribande con moto che ne deturpano il tracciato, ma stavolta la misura sembra davvero colma al punto che Tarcisio Bellò, noto scalatore e grande amico della montagna vicentina con centinaia di iniziative benefiche alle spalle, ha deciso di rivolgere un accorato appello via social.

Difficile infatti rimanere in silenzio dopo che per anni il gruppo Montagne e Solidarietà di cui Bellò è presidente assieme all’associazione Escursioni Storico Umanitarie quale capofila del progetto, si è prodigato con decine di volontari per un lungo e faticoso lavoro di recupero, in parte complicato anche dalla tempesta Vaia e poi caparbiamente ripreso investendo migliaia di euro raccolte in altrettante uscite grazie alla generosità degli appassionati di montagna.

L’inaugurazione a Mosson di Cogollo del Cengio

E poi la parte burocratica, non meno impegnativa, con il coinvolgimento dei privati e dei comuni di Asiago, Roana e Cogollo interessati dal tracciato: un sentiero che affonda le sue origini in un passato molto lontano, forse addirittura in epoca preromana, divenendo nei secoli la via maestra dalla pianura verso l’altopiano dei Sette Comuni.

L’Antica Strada del Costo – questo il suo nome storico – con i suoi 16 chilometri, è stata inaugurata nel settembre 2019 con una passeggiata seguita da oltre 200 persone: un percorso in costa al sole nella prima parte, che una volta superata la fatica della salita raggiunge mitigato dall’ombra delle piante località Campiello e si inerpica poi tra le contrade di Conca e Cesuna. Una strada impreziosita da muri a secco pazientemente ricostruiti , una via dove apprezzare passo dopo passo il sapore di nomi di origine cimbra che hanno ritrovato la luce dopo decenni di incurie che di fatto avevano visto inghiottire dal bosco la gran parte del sedime originale.

Un passaggio attrezzato del sentiero

Un lavoro fatto a suon di calli nelle mani che ora rischia di essere rovinato per la maleducazione di pochi: “Non è la prima volta che accade” – racconta Omero Capraro, referente del progetto di recupero per ESU – “pensare che da tre anni ci prodighiamo per questo sentiero tanto apprezzato da chi lo percorre e ancora dobbiamo fare i conti con questi atteggiamenti di inciviltà. Giusto pochi giorni fa abbiamo trovato delle piante tagliate e lasciate in parte proprio per agevolare il passaggio di moto delle quali sono evidenti i segni nel selciato. In altre occasioni passate invece massi divelti dal sentiero che con il maltempo hanno poi contribuito all’erosione dello stesso rovinando quanto fatto non senza sacrifici”.

La pozza dei ‘Gianot’ in comune di Roana

Gli fa eco Tarcisio Bellò, apprezzato alpinista e scalatore ma soprattutto stimato promotore di un grande progetto umanitario in Pakistan, uno di quelli che ha combattuto in prima fila per rispolverare l’antico sentiero: “Vi chiediamo di non distruggere tanto lavoro costato migliaia di ore e di euro. Se qualche endurista non intendesse ragionare, vigilate e aiutateci a proteggere un patrimonio storico cogollese, vicentino e di tutti”.

E mentre ancora una volta i volontari risaliranno per ripristinare i danni, non si escludono misure più nette: “Vigileremo anche grazie ai molti amici escursionisti di Cogollo” – conclude Capraro  -“ma è probabile che limiteremo gli accessi con delle palizzate che consentiranno il passaggio dei soli pedoni”.

Marco Zorzi

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