La Provincia di Vicenza non a caso porta sullo stemma gli ossari del Pasubio e del Cimone e i sacrari del Grappa e di Asiago, perché mai si dimentichi quello che fu la Grande Guerra per il territorio vicentino.

Un ricordo della Grande Guerra e un omaggio al vicentino Giuseppe De Mori: questo è stata la cerimonia che si è tenuta questa mattina in Sala Consiglio a Palazzo Nievo, sede della Provincia di Vicenza, per la presentazione e la consegna ai Sindaci della ristampa del volume “Vicenza nella Guerra 1915-1918”.

“Ogni Comune vicentino e ogni biblioteca -ha esordito la Presidente della Provincia Maria Cristina Franco- hanno l’obbligo morale di mettere a disposizione dei propri cittadini un libro che racconta ciò che fu e che significò la Grande Guerra per i vicentini, per le nostre montagne, per il centro città in cui transitarono in quattro anni oltre 3milioni di soldati, tanto da rappresentare una delle maggiori basi logistiche dell’epoca. Nell’anno in cui si concludono le celebrazioni per il Centenario della Prima Guerra Mondiale, la Provincia di Vicenza ha appoggiato la ristampa voluta da Unuci, con l’augurio che la lettura del testo ci aiuti a comprendere il nostro passato, vivendo in maniera ancora più intensa la storia del nostro territorio.”

Tanti i Sindaci che hanno accolto l’appello e che questa mattina si sono ritrovati in Sala Consiglio. Dopo i saluti della Presidente Franco e del Prefetto Umberto Guidato, è stato il maggiore Umberto Rizzo, Vicepresidente della sezione vicentina Unuci, a rendere il dovuto onore a Giuseppe De Mori, autore del libro Vicenza nella Guerra e considerato il primo reporter italiano di guerra. Fondatore del Corriere Vicentino, De Mori visse in prima persona il conflitto del 1915-1918 e lo raccontò pubblicando i più autorevoli resoconti delle operazioni di guerra, descrivendo con dovizia di particolari quelle cime e quelle valli che conosceva e amava.

Momento centrale della cerimonia è stato l’intervento di Mauro Passarin, Conservatore del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza, che ha aperto l’intervento definendo la Grande Guerra un “trauma culturale indelebile”. “La cifra convenzionale dei 9 milioni di morti su circa 70 milioni di uomini mobilitati è puramente indicativa delle dimensioni della catastrofe. Una media di quasi 6mila morti al giorno, ogni santo giorno per tutti i quattro anni del conflitto. E le Prealpi vicentine furono l’unico contesto a subire costantemente e ininterrottamente per tutti i 41 mesi del conflitto le sorti di uno stato di belligeranza.”

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