Il ‘modello veneto’ approda a Roana. La stagione turistica in apertura, l’allentamento del lockdown e sulla pelle dell’Altopiano di Asiago i numeri altissimi della pandemia coronavirus, che ha costretto alla chiusura dell’ospedale e della casa di riposo. Sono principalmente queste le ragioni, accompagnate dalla volontà di tutelare la salute dei residenti e dei turisti, che hanno spinto l’amministrazione di Roana, capitanata dal sindaco Elisabetta Magnabosco e dal delegato alla Sanità Christian Vellar, a sottoporre i cittadini al test sierologico rapido qualitativo cromatografico, per constatare se nel loro sangue c’è traccia del covid-19.

“Un test al quale in molti, in modo volontario, si stanno sottoponendo”, ha spiegato Vellar, ideatore della strategia che permetterà di avere le idee più chiare di quale sia la situazione in Altopiano.

Vellar, da come è nata l’idea di fare a Roana i test ai cittadini?

Ci sono fondamentalmente 3 ragioni. Prima di tutto abbiamo voluto dare una risposta concreta alle richieste di molti compaesani. In molti ci avevano detto di essere andati a Thiene, ai Poliambulatori San Gaetano, per sottoporsi al test. Volevano sapere se, in qualche modo, erano venuti a contatto con il virus e se avevano eventualmente anticorpi nel sangue. Per questo, insieme al sindaco, ho pensato che fare i test direttamente ‘in casa nostra’ sarebbe stato più agevole per i residenti e utile per avere un’idea reale sulla diffusione del virus in questa ‘fase 2’. Si riparte, ma dobbiamo farlo in sicurezza e per farlo è necessario sapere come va la diffusione del covid.

E poi?

Poi volevamo dare un messaggio chiaro ai nostri concittadini: riapriamo tutto, ma teniamo la testa sulle spalle. L’emergenza non è finita. Sottoporsi al test ed attendere il risultato significa prendere coscienza che stiamo vivendo una fase delicata, in cui è fondamentale tenere alta l’attenzione e rispettare le regole di sicurezza per prevenire il contagio, iniziando dall’indossare guanti e mascherine. E poi c’è il turismo.

In che senso il turismo?

Sapere la situazione in Altopiano significa garantire ai turisti delle vacanze o delle giornate serene, in sicurezza. E’ un modo per essere responsabili verso chi viene da fuori. Vogliamo che vengano in tanti, ma vogliamo che stiano tutti bene, che si divertano e tornino a casa in piena salute. Durante la fase acuta della pandemia in Altopiano abbiamo subito una batosta pesante, è indispensabile la sicurezza.

E quindi avete sdoganato il ‘modello veneto’…

Abbiamo contattato i Poliambulatori San Gaetano di Thiene, che si sono specializzati ed erano quelli più pronti e attrezzati. Sono venuti a Roana, dove abbiamo allestito il palazzetto polifunzionale di Canove. E’ stato fondamentale l’aiuto della nostra Protezione Civile e della Proloco. Hanno organizzato tutto, 3 entrate distinte, con checkpoint per la misurazione della temperatura, l’igienizzazione e la raccolta dati. In un luogo apposito si può attendere l’esito, che arriva circa 10 minuti dopo aver effettuato il test.

Che situazione vi si è presentata?

Il primo giorno, su 200 test, solo 4 persone avevano cenno di positività e ora sto aspettando i risultati degli oltre 100 test fatti giovedì.

Avete analizzato solo Roana?

No, abbiamo esteso la possibilità a fare anche gli altri Comuni dell’Altopiano. Concepiamo la Sanità come una cosa territoriale, non indipendente e questo servizio è importante. Il costo è buono, con 40 euro il cittadino può sapere la sua condizione. Il test non dà il positivo o negativo assoluto, ma descrive la reazione immunitaria, quindi accerta il contatto con il virus.

Ne farete ancora?

Abbiamo moltissime richieste, andremo avanti ad oltranza, finchè ci saranno persone che lo richiedono. Il prossimo appuntamento è mercoledì 27 maggio. Abbiamo condiviso il progetto ed il risultato sta arrivando.

Che reazione hanno le persone?

Tantissimi hanno chiesto informazioni e poi hanno fatto o hanno prenotato il test. La nostra proposta è stata recepita molto bene. All’inizio ero titubante e mi chiedevo quale sarebbe potuta essere la reazione e ho visto tanta responsabilità. Poi ci sono anche quelli che preferiscono non sapere, che aspettano eventualmente di avere i sintomi. Ma questo è pericoloso, perché una eventuale ricaduta e una ripartenza del contagio si potrebbe sviluppare proprio da chi non sa di avere il virus e lo trasmette. Fare il test è un modo per tutelare sé stessi e gli altri, i propri cari, i colleghi di lavoro, gli estranei.

A.B.

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