Il comune di Arsiero ha bloccato i lavori di ristrutturazione nell’ex capannone artigianale acquistato nel settembre 2014 dall’associazione islamica Issalam, aprendo di fatto un altro capitolo della ‘vexata quaestio’ relativa alla famigerata ‘moschea’ di via Castrente, nella zona vicina al supermercato A&O.

Da allora il gruppo culturale islamico, con attuale sede in via Scalini, era stato letteralmente sotto l’occhio del ciclone mediatico perché molti arsieresi, in buona sostanza ed in un futuro ritenuto non troppo lontano, avevano bollato l’acquisizione del capannone come il nucleo iniziale della prima moschea della Valdastico.

Ed invece qualcosa è andato storto. Precisamente l’effetto della sentenza del tribunale di Vicenza del 22 giugno 2017 (N.R.G. 4976/2016), che impedisce ai 40 mussulmani di Issalam di utilizzare l’oggetto del contendere, la corte riconosciuta ufficialmente come privata dalla perizia del CTU, di proprietà delle sorelle Nadia e Fabiola Carotta (chiusa subito dopo il passaggio di proprietà del capannone con delle recinzioni metalliche) per gli spazi di manovra delle autovetture. Senza questa possibilità non esistono più i presupposti per poter offrire agli associati i parcheggi previsti dalla normativa a causa dello spazio limitato, in virtù del passaggio di destinazione d’uso della zona del capannone da artigianale a direzionale, approvata dall’amministrazione in consiglio nell’ottobre 2016.

arsiero - moschea ott 2017 2

Il comune di Arsiero si è visto così costretto ad emanare qualche giorno fa un procedimento ufficiale, protocollato con n. 10767, che sospende a tutti gli effetti i lavori di ristrutturazione del capannone, attivi ormai da molti mesi, senza alcuna interruzione, nell’attesa che l’associazione ‘non si sarà dotata di idonei e fruibili parcheggi atti a legittimare la richiesta di cambio di destinazione d’uso del capannone’.

Moschea addio, quindi? Forse, ma non è ancora detta l’ultima parola. Se l’associazione islamica riuscirà a trovare un’altra area idonea da adibire a parcheggi, il provvedimento del comune dovrà essere per forza di cose ritirato.

 

Marta Boriero

 

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