Ermanno Olmi e Mario Rigoni Stern, suoi amici da tantissimi anni, se ne sono andati, ma Antonio Rodeghiero è ancora lì.

A Porta Manazzo, la malga più alta dell’Altopiano di Asiago, a 1.800 metri d’altitudine, dove quotidianamente si produce formaggio con il latte delle mucche del casaro. 

Il casaro è lui, classe 1930, il più anziano casaro dell’Altopiano, che fino a poco fa se ne stava seduto sul terrazzo della malga a salutare i turisti e che oggi ha passato il testimone al figlio e preferisce trascorrere le giornate a riposo, tra le mura di quella che da anni è la sua residenza estiva.

Antonio Rodeghiero è un po’ stanco ma sta bene. L’età, gli acciacchi, la tanta vita vissuta tra le montagne dell’Altopiano, dove ha visto gente andare e venire, partire e tornare e ha trascorso giornate intere con gli amici regista e scrittore a giocare a carte respirando l’aria buona, con un bicchiere di vino in mano e formaggio, pane e sopressa sul tavolo.

Il tempo che passa non ha cambiato molto, solo la tecnologia si è raffinata e i regolamenti per la preparazione del cibo si sono adeguati alle esigenze dei tempi. Dal lato pratico, a Porta Manazzo la Regione Veneto ha stipulato un accordo per reintrodurre la razza di mucca ‘Burlina’, anche se in Altopiano non è un bovino particolarmente apprezzato. Ci aveva pensato Benito Mussolini a toglierla dai pascoli, a causa del suo essere poco redditizia: poca carne e poco latte. Al suo posto era stata inserita la ‘Frisona’, in grado di produrre molto più latte, ma la nostalgia ha prevalso e grazie ad un contributo di 550 euro a capo l’anno, la ‘Burlina’ sta tornando nei pascoli in qualità di “mucca autoctona che salvaguarda il patrimonio”.

Anna Bianchini

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