Sono stati spesi almeno 40 euro a testa dai vicentini per celebrare il Santo Natale e 9 persone su 10 hanno pranzato in famiglia, prediligendo cucina ‘made in Italy’.
Un aumento del 5% rispetto allo scorso anno, frutto di dati che mettono in risalto l’attaccamento alla tradizione e la voglia di casa.
All’indomani delle feste natalizie, Coldiretti Vicenza rende noti i suoi calcoli e si raccomanda: “Non buttare gli avanzi, ma riciclarli riscoprendone il gusto anche il giorno dopo”.
Con buona pace dei ristoranti esotici e di chi pensa che il Natale sia un giorno di festa come tanti, i dati di Coldiretti parlano chiaro: 9 vicentini su 10 hanno celebrato a casa con parenti e amici, con 40 euro spesi a testa per l’acquisto di cibi e bevande consumati tra la cena della vigilia ed il pranzo di Natale.
“I consumatori non rinunciano all’appuntamento più tradizionale ed atteso dell’anno – hanno spiegato Martino Cerantola e Roberto Palù, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Vicenza – A prevalere è stato il made in Italy, con i cibi esotici e fuori stagione praticamente scomparsi dalle tavole”.
Sui piatti hanno trionfato il bollito, i polli arrosto, i cappelletti in brodo, le pizze rustiche ed i dolci fatti in casa, con il record di una media di 3,3 ore trascorse in cucina per la preparazione dei piatti. “È stato un Natale all’insegna della tradizione e della qualità, per celebrare l’agroalimentare made in Italy e vicentino sulle tavole del Natale – hanno continuato – La festa in famiglia, infatti, è stata preferita al ristorante e all’agriturismo che ha rappresentato un’alternativa soprattutto per i turisti in visita nel vicentino ed in Veneto”.
Lo spumante si conferma il prodotto immancabile, a pari merito con la frutta locale di stagione, mentre il panettone, con il 75% batte di misura nelle preferenze il pandoro, fermo al 72%. Nella provincia di Vicenza, però, si è brindato molto anche con il Durello ed il Prosecco e per il brindisi di buon Natale sono andati per la maggiore gli spumanti dolci ed i tanti passiti che esprimono la qualità delle produzioni del territorio.
A livello nazionale sono stati spesi 2,3 miliardi di euro, suddivisi in 800 milioni di euro per pesce e le carni compresi i salumi, 400 milioni per spumante, vino ed altre bevande, 300 milioni per dolci con gli immancabili panettone, pandoro e panetteria, 400 milioni per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca, 200 per pasta e pane e 100 milioni per formaggi e uova.
“A conti fatti– hanno concluso Cerantola e Palù – non resta che raccomandare di non buttare gli avanzi, ma di riscoprire i cibi del giorno dopo che la tradizione ci ha tramandato, così da evitare sprechi ed al tempo stesso non appesantire il fisico, già provato da pasti abbondanti”.
Anna Bianchini
Stampa questa notizia




