“Le istituzioni tutelano l’orso, ma non gli allevatori e i loro animali”. La denuncia arriva forte e chiara da Martino Cerantola, presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, che senza mezzi termini accusa le autorità di prendere a cuore chi non rispetta le regole bistrattando chi invece contribuisce a creare occupazione restituendo vitalità all’economia montana. All’indomani del nuovo attacco

dell’orso M4 a Malga Campo Mandriolo, vicino al Monte Vezzena e nei pressi di Malga Galmarara (luogo dell’attacco di 2 settimane fa), le parole di Cerantola sono molto dure. “Nel precedente attacco – ha spiegato – il violento e spietato plantigrado ha ucciso 2 manze, una delle quali ha subito l’asportazione della spina dorsale che le ha causato ore di terribile agonia. Questa volta l’orso ha usato ancora più violenza su una vacca (nella foto), alla quale ha letteralmente strappato le mammelle”. L’accusa del presidente di Coldiretti mira dritto alla Regione, colpevole a suo dire di essere immobile insieme a Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e a tutti gli enti preposti. “E’ un episodio che ci deve far riflettere sull’immobilismo delle istituzioni rispetto al benessere animale, di cui tanto si parla e in virtù del quale vengono fatti, talvolta da più organi preposti, ripetuti controlli. Nessuno pensa alla sofferenza di queste mucche a cui l’orso non toglie soltanto la vita, ma le induce a un patimento che può durare svariate ore, come nel caso della manza morta in Malga Galmarara, che non mangiava da giorni a causa del dolore”.

Cerantola è ben determinato a tenere alta la bandiera della sua categoria e intende allo stesso tempo salvaguardare l’economia montana. “Sull’Altopiano le istituzioni presidiano il territorio ma non garantiscono assolutamente la sicurezza, con costi a carico della collettività – ha commentato ancora Cerantola -. Inoltre ostacolano chi lavora e vorrebbe portare i propri animali al pascolo. E’ una situazione che dovrebbe far riflettere le più alte cariche dello Stato, in quanto l’abbandono, ormai prossimo e assicurato della zona montana dell’Altopiano da parte degli allevatori, determinerà una ricaduta sul turismo e le attività commerciali di incalcolabile portata. Mentre il Ministero deciderà se accogliere la richiesta di installazione del radio collare l’orso continua le proprie scorribande e gli allevatori subiscono senza che alcuno si interessi del loro disperato dolore. Non può che esserci una reazione di sdegno per l’atteggiamento irrispettoso delle istituzioni a tutti i livelli nei confronti di chi lavora per dare vita – ha concluso Martino Cerantola -. E oltre a ciò emerge chiaro il disinteresse per la sofferenza di tutti gli animali finora uccisi barbaramente. D’altronde l’incertezza della giustizia che regna nel nostro Paese si manifesta anche in questo ambito, con un’amplificazione inverosimile”.

di Anna Bianchini

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