La Lega Nord riempie il Teatro comunale di Vicenza parlando di Banca popolare vicentina, e stavolta non è il federalismo o l’immigrazione clandestina a tenere banco, ma il futuro di tanti piccoli risparmiatori che si sentono in guerra contro chi fino a poco tempo fa sembrava un fedele alleato.

 

Una guerra vista con gli occhi dei vinti, perché la sala è gremita di centinaia di azionisti con in mano carta straccia, ancora alla ricerca del perché, di un colpevole da consegnare alla giustizia e soprattutto della sempre più flebile speranza di recuperare i risparmi di una vita.

 

E i risparmiatori si sentono proprio soldati caduti sul campo di battaglia di una guerra finanziaria, ha sottolineato Antonio Mondardo, segretario provinciale della Lega Nord di Vicenza, ‘che non ha pari nella storia dei risparmiatori vicentini’, talmente eclatante da rendere enorme la responsabilità di ‘chi sapeva’ e nonostante tutto ha continuato a vendere azioni.

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‘Che i vertici della Popolare vicentina non fossero a conoscenza della situazione – ha messo subito in chiaro il deputato del Carroccio Filippo Busin, segretario della VI commissione finanza – non è assolutamente possibile. Lo scempio che è stato fatto del risparmio tra il 2013 e il 2014 con l’acquisizione di 43 mila nuovi soci è un atto delinquenziale, perché la crisi era sotto gli occhi di tutti. Poi Renzi ci ha messo di suo, e l’assurdo salvataggio col DL 3/2015 che ha obbligato le banche popolari ad essere quotate in borsa per evitare il fallimento, il bail-in. Questo ha portato, come sappiamo, all’azzeramento del valore delle azioni, da 62,50 Euro a quello attuale di 0,10 Euro. Non parliamo poi della buonuscita di 1 milione di euro votata dall’assemblea dei soci per l’ex amministratore Gianni Zonin, che sarebbero potuti servire per recuperare i risparmi perduti’.

 

La situazione sembra sempre meno rosea: 119 mila azionisti (80% veneti, di cui 70% vicentini) che hanno perso il 99,9% dei loro risparmi, 5.466 dipendenti a rischio di licenziamento, ed il peggio che deve ancora venire: lo spauracchio del calo dei consumi sul territorio e i prestiti alle aziende quasi azzerati per la mancanza di crediti.

 

‘Siamo tutti i giorni in trincea – ha detto Elena Bertorelli, delegata nazionale della Casa del Consumatore – e a distanza di un anno c’è ancora chi non ha capito bene cosa è successo dei loro risparmi. Ma una donna ha tentato il suicidio ed un uomo di 55 anni si è ucciso, dopo aver investito tutti gli averi di famiglia in azioni. Le la Banca dava continue rassicurazioni sul valore di azioni che erano definite come sicure e blindate. È un anno che gridiamo questo dramma, si tratta di persone, non di numeri. Politici come voi devono fare il possibile per fare pressioni sulla Procura, per dare a questa tutti i mezzi necessari per velocizzare l’iter giudiziario’.

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‘Sarò super sincero con voi – ha esordito invece Claudio Borghi, responsabile economico per la Lega Nord– e vi dico subito che sono convinto che non sarà una azione giudiziaria a portare un risultato, ma solo politica. È a rischio tutto il sistema bancario italiano. Nemmeno i correntisti sono al sicuro, e a decidere tutto questo non siamo certo noi, ma entità sovrastatali come la Banca centrale europea. I risparmi italiani ammontano a 8.500 miliardi, è una torta che fa gola a tantissime persone, soprattutto all’Europa’, per la quale noi siamo soltanto il ‘fesso pagatore’.

 

 

Ma.Bo.

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