Era uno degli ultimi ex internati della seconda guerra mondiale e con lui se ne va un importante pezzo di storia del paese. Natalino Dal Bianco, classe 1924, è mancato sabato all’ospedale di Santorso, alcuni giorni dopo il ricovero a causa di un malore.

Natalino sapeva catturare l’attenzione di chi lo ascoltava narrare le vicende dolorose della sua giovinezza, tra i pochi a rammentare con una lucidità che aveva dell’incredibile i giorni del suo internamento in Germania, del quale serbava ancora nitidi ricordi, anche dopo 70 anni.

Nonostante l’età era infatti presidente della locale associazione ex internati e fino a lunedì scorso aveva guidato la sua Opel, e aveva partecipato il giorno precedente alla messa nell’arcipretale di Lugo. Per questo la sua scomparsa ‘improvvisa’ ha destato cordoglio e incredulità in tutto il paese che ne ha gustato la sua attiva presenza per 92 anni.

Nato in contrà Roveri, per quarant’anni Natalino aveva lavorato alla Cartiera Burgo anche come pompiere dedicando tutte le sue energie per la famiglia, costruita assieme alla sua Angela Soffini, scomparsa due anni fa e con la quale aveva festeggiato ben 62 anni di matrimonio.

‘L’avevo incontrato a Granezza il 4 settembre scorso, era in forma – ha scritto la signora Francesca Grazian su facebook – e ha mandato i saluti a mia mamma, sua coetanea’. ‘Mai mi sarei aspettata questa triste notizia visto che l’ho conosciuto a Lavarone un mese fa e mi sembrava in ottima forma nonostante l’età’, ricorda invece Adriana, amica di famiglia.

I funerali saranno celebrati martedì alle 15.30 nella chiesa arcipretale di Lugo. A concelebrare assieme al parroco don Giovanni Dal Ponte anche don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova e cognato della nipote Laura, che terrà l’omelia. ‘Sarò presente con il capello degli alpini, non posso mancare’ – ci confida Mariano Dalla Costa, e in molti si stringeranno attorno ai figli Germano, Gabriella e Agostino, agli amati nipoti e pronipoti.

‘Ricordo la sua commozione – racconta il sindaco di Lugo Robertino Cappozzo – quando ogni anno, a fine maggio, alla tradizionale commemorazione che si svolge nella chiesetta di san Pietro, si menzionavano tanti giovani ragazzi che, scegliendo di non combattere, furono deportati e chiusi nei campi di concentramento in Germania. Commozione che sicuramente era legata ai tanti ricordi tragici che una guerra porta con sé. Natalino era stato fortunato perché, ritornando a casa, è riuscito a farsi una famiglia e questo mi ha sempre detto era la sua gioia più grande’.

Sandro Pozza

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