A volte gli errori non finiscono con una punizione. A volte iniziano da lì. Qualche mese fa Luciano Gaggia ha vissuto uno di quei momenti che segnano una linea netta tra il “prima” e il “dopo”: il ritiro della patente. Una conseguenza concreta, inevitabile, di uno sbaglio. Un fatto amministrativo, si direbbe. E invece no. Perché quella sanzione lo ha condotto in un luogo inatteso, lontano da strade e velocità, ma vicino all’essenza delle persone: la Casa di Riposo Luigia Bressan di Isola Vicentina.

Non come ospite, ma come presenza. Come tempo donato. Come ascolto. È lì che Gaggia racconta di aver incontrato un’umanità disarmante, fatta di sorrisi fragili, storie lente, silenzi che parlano più delle parole. Giorni trascorsi accanto agli anziani che hanno cambiato il suo sguardo, costringendolo – nel senso più autentico del termine – a rallentare. A guardare negli occhi. A esserci davvero.

«A volte gli errori diventano lezioni che non ti aspetti», scrive. E in quelle parole non c’è retorica, ma consapevolezza. Perché dentro quelle stanze ha riscoperto valori che la vita quotidiana spesso consuma senza che ce ne accorgiamo: la presenza, la gentilezza, l’ascolto. Il tempo come bene prezioso, non come qualcosa da riempire. Il racconto si snoda senza vittimismo e senza giustificazioni. Non c’è la ricerca di assoluzioni, ma l’assunzione di responsabilità.

“Ho sbagliato”, racconta pubblicamente. E da lì parte tutto. Il cambiamento vero nasce quando l’errore non viene rimosso, ma attraversato. In uno dei momenti condivisi all’interno della struttura, Gaggia prende il microfono. Parla, canta, racconta. Non per mettersi al centro, ma per creare relazione. Attorno a lui volti segnati dal tempo, mani appoggiate sui tavoli, sedie a rotelle, occhi che si illuminano. È una scena semplice, e proprio per questo potente. Una restituzione silenziosa di ciò che ha ricevuto. La sua esperienza diventa così un invito collettivo. A non voltarsi dall’altra parte. A stare vicino a chi ha bisogno. A riscoprire luoghi che non fanno rumore, ma custodiscono un patrimonio umano enorme.

«Se siete d’accordo con me, fatelo anche voi con i vostri cari», scrive. «Io continuerò a farlo». Non una promessa pubblica, ma un impegno personale che nasce dall’incontro, non dall’obbligo. In un tempo in cui l’errore viene spesso ridotto a colpa da esibire o a scandalo da consumare, la storia di Luciano Gaggia racconta altro: la possibilità che una sanzione diventi occasione, che una caduta apra uno spazio di crescita, che la giustizia, quando incontra l’umanità, possa generare qualcosa di buono. E forse è proprio questo il messaggio più forte: non tutti gli sbagli finiscono in una multa. Alcuni, se affrontati con onestà, portano dritti al cuore delle cose.

Valentina Ruzza

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