Una storia come tante di famiglie dell’Altovicentino che hanno perso tutto, ma che a fatica accettano di essersi fidati di chi li ha traditi, di chi vedevano come punto di riferimento sul territorio. E’ la storia di Ester, 83 anni, scledense, azionista della Banca Popolare di Vicenza. La sua storia la conosciamo grazie al figlio Francesco, al quale solo dopo mesi dal crack  della banca, ha confessato che i suoi risparmi, quelli che aveva messo da parte per la vecchiaia, quelli che una volta gli anziani mettevano sotto il cuscino, erano in quell’istituto di credito del quale c’era un gran parlare in tv e sui giornali.

‘Non so perchè me lo abbia detto dopo mesi e mesi, forse per la vergogna. Abbiamo guardato insieme le carte, le abbiamo spulciate e mentre le dicevo che i suoi circa 25mila euro non valevano più niente, sentivo il suo cuore battere. Ho avuto tanta paura per il suo cuore, ne soffre. Vedevo le sue mani tremare e so che non era solo per quei soldi su cui comunque lei contava, ma per quell’essersi sentita ingannata da chi si fidava.

Francesco, quando tua madre ha capito cosa era accaduto?

Prima del crack, c’erano stati degli episodi strani. L’ho accompagnata ad esempio, in banca, una mattina. Ricordo la scena di una coppia di anziani inferociti, che urlavano davanti alla filiale di Schio. Volevano parlare con il direttore e dicevano con insistenza:’Ridateci i nostri soldi’. Erano tanto arrabbiati, ma in quell’occasione, mia madre non disse nulla’.

Quando le ha rivelato tutto?

Eravamo in cucina e non so perchè ad un certo punto, ha sentito il bisogno di confidarmi quel segreto che portava dentro se e che chissà da quanto tempo la tormentava. Lei era orgogliosa di essere un’azionista della Banca Popolare di Vicenza. Negli anni, la banca le aveva mandato delle lettere che lei leggeva con fierezza, convinta di aver dato i suoi risparmi a chi li utilizzava per il territorio. E’ questa la convinzione che avevano molti anziani. Mia madre è lo specchio di una generazione che ha investito tutto in una banca che credeva. Di una generazione chiusa, che ha pudore, che soffre in silenzio, che manda giù senza ribellarsi.

Secondo lei cosa dovrebbero fare tutte queste persone?

Io non lo so davvero che strumenti ci siano al momento. C’è tanta confusione e soprattutto c’è ancora molto sommerso. Troppe vittime come mia madre che non sanno come fare valere le loro ragioni. Questa vicenda mi sta facendo riflettere molto. Penso a quanto sbraitiamo davanti ad uno che ci sorpassa in strada, ad una coda all’ufficio postale, ai sacchetti dell’immondizia che traboccano dai cassonetti. Tutti intolleranti davanti ad episodi anche banali. Poi, davanti a fregature come quella della Banca di Vicenza, tutto viene coperto in primis dalla rassegnazione.

N.B.

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