“Ho imparato a vivere e non sopravvivere. E la montagna è stata la mia rinascita.” Queste parole, piene di significato e forza, appartengono a Barbara Dal Ferro, di 52 anni, residente a Costabissara. Nata a Thiene, la sua vita ha subito un cambiamento drastico a 49 anni, quando le è stato diagnosticato un tumore alle ovaie. Quasi simultaneamente, ha affrontato la dolorosa separazione dal marito, che ha scelto di lasciarla proprio nel momento di massimo bisogno. Nonostante queste avversità, Barbara ha scelto di affrontare ogni giorno con coraggio, sfruttando ogni momento e conquistando nuove piccole vittorie, un passo alla volta.
La diagnosi di cancro è arrivata in un periodo particolarmente difficile, durante il quale Barbara si trovava già a dover gestire due figli adolescenti in un contesto di lockdown dovuto alla pandemia di COVID-19, senza il sostegno del coniuge. “Nonostante la mia malattia, conduco una vita normale, tra alti e bassi, vivo.” riflette Barbara, dimostrando una resilienza straordinaria. Ricorda i giorni in cui il male si annunciava con sintomi vaghi ma persistenti: “Andavo a correre, mi sentivo gonfia e spossata, molto stanca. Ad un certo punto ho iniziato a non mangiare più, a non dormire di notte, avevo molti dolori.”

Nel gennaio 2020, Barbara ha affrontato un duro confronto con il suo ex marito, che l’ha costretta a lasciare temporaneamente la propria casa con i figli. I problemi di salute non tardarono ad arrivare, e con il lockdown in pieno svolgimento, i sintomi del tumore cominciarono a manifestarsi in modo sempre più evidente. “La pancia gonfia e i dolori notturni mi impedivano di dormire, e alla fine, nel maggio 2020, ho deciso di andare al pronto soccorso, dove mi è stato diagnosticato il tumore ovarico.”

Il trattamento a Vicenza è iniziato sotto rigide restrizioni a causa della pandemia, lasciando Barbara isolata, con la sola eccezione delle visite di sua sorella Cinzia. Durante il ciclo di chemioterapia, Barbara ha sperimentato uno shock anafilattico a causa del taxolo, un farmaco normalmente utilizzato per il trattamento. “Il momento dello shock è stato terrificante; ho sentito come se la vita mi stesse sfuggendo mentre lottavo per respirare,” ricorda con angoscia. Nonostante l’appoggio della sorella, la solitudine è stata un peso enorme, aggravato dalla perdita di alcune amicizie e dal comportamento ostile dell’ex marito. “Molti si sono allontanati, scegliendo di stare dalla parte di mio marito. È stata una doppia battaglia, contro il cancro e la solitudine.”
La complicata operazione del 5 maggio, una data già segnata da precedenti eventi traumatici, ha rappresentato un altro cruciale punto di svolta. “Quel giorno ha un significato particolare per me; non solo per l’incidente di mio marito nel 2001 o la mia trombosi nel 2011, ma ora anche per la mia operazione. Svegliarmi in terapia intensiva e realizzare che erano riusciti ad operarmi è stato un immenso sollievo,” spiega Barbara. Nonostante le difficoltà post-operatorie, inclusa una complicazione infettiva e la perdita di peso e massa muscolare, ha trovato la forza di rimettersi in piedi e, tra una sessione di terapia e l’altra, ha persino portato i figli al mare, mostrando una resilienza straordinaria.

Durante il periodo di ospedale, mentre attendeva i risultati di un controllo, Barbara ha iniziato a scrivere quello che provava, su suggerimento dell’oncologa La Russa. Questo è stato l’inizio del suo libro “Quarantanove – Un traguardo una svolta”, pubblicato a settembre 2023. Il titolo riflette il completamento di un capitolo difficile della sua vita e l’inizio di un nuovo percorso. “Il libro è una parte di me, racconta la mia lotta, le mie fragilità e come ho deciso di ripartire da me. Ho imparato a vivere e non sopravvivere. L’importante è affrontare tutto con positività perché, o ci si lascia travolgere dagli eventi, oppure o prendi la forza per reagire anche se il risultato finale non si può sapere.” dice Barbara, che ha trovato nella scrittura una forma di terapia e di condivisione della sua esperienza. “E’ un tumore molto subdolo, ci convivo e devo tenerlo sotto controllo. Da quando sono risultata positiva alla mutazione genetica, siamo a conoscenza del fatto che ci può essere un passaggio genetico e i miei figli da grandi dovranno fare i controlli anche loro.”
La svolta nella diagnosi è arrivata grazie all’intuizione di un medico di Vicenza. Durante una visita, notando l’assenza dell’utero, si è spinto a fare ulteriori esami che hanno portato alla diagnosi definitiva. La freddezza con cui la ginecologa le comunicò di avere un tumore alle ovaie fu un altro colpo duro da assimilare.

La montagna, scoperta dopo la diagnosi, si è rivelata poi una rinascita e una medicina per il corpo e lo spirito. “Quando ho terminato sei cicli di terapie, ho preso lo zaino e sono andata a Tonezza del Cimone; nonostante il fiatone, sono arrivata in cima. È stata la mia prima rinascita vera,” racconta con entusiasmo. Da allora, le escursioni in montagna sono diventate una costante nella sua vita, un modo per ricaricarsi e affrontare la malattia con un rinnovato vigore. “Dopo il ritorno del lockdown, ho iniziato ad andare in montagna sulla neve, nel 2021 ho iniziato a sciare, poi varie passeggiate, le vacanze in montagna con i figli e ho iniziato la cura conservativa tramite le medicine. Nel 2022 mi sono avvicinata all’alpinismo, ho fatto un corso, sono riuscita ad arrivare a Punta Pinia, Marmolada, un tour di tre giorni sul Monte Rosa, mi sono appassionata a fare i vajo sulle piccole Dolomiti, quest’anno sono andata sul Cevedale. La montagna mi sta insegnando ‘a camminare’, passo dopo passo, con i propri tempi. E’ un po’ la metafora della vita, è sacrificio, è dura, e la fatica per arrivare alla cima è tanta ma quando si raggiunge l’obiettivo è una grande conquista. Ho fatto gare di corsa in montagna. La montagna è la mia medicina, cerco di andarci il più possibile e mi aiuta a non cadere nel baratro della malattia.”

Barbara non solo ha affrontato la malattia e le sfide personali con coraggio, ma ha anche preso una posizione attiva nella sensibilizzazione sulla prevenzione del cancro e sull’importanza delle indagini genetiche. Partecipa attivamente a conferenze, come quella organizzata da “Gli amici del quinto piano” a Vicenza, per condividere la sua storia e incoraggiare altri nella prevenzione. “Mia mamma è stata operata a 80 anni per un tumore al seno. Certo, aveva 80 anni, ma credo sia giusto che i familiari abbiano la possibilità potersi informare sul fatto che possano aver ereditato un tumore geneticamente, e questo si può fare. Si può fare un’indagine genetica a pagamento. Nel mio caso, visto che ho una mutazione genetica accertata, i miei famigliari lo possono fare gratuitamente. Ma se avessi avessi saputo prima di questa possibilità, avrei speso quel centinaio di euro per prevenzione.”

Il suo libro, disponibile online, sarà presentato a Thiene tra settembre e ottobre nella biblioteca comunale e sta aspettando i risultati di un concorso letterario, i cui vincitori parteciperanno al Salone del Libro di Torino. Questo riconoscimento, insieme ai complimenti ricevuti dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sottolinea l’impatto della sua storia e del suo messaggio.
La storia di Barbara Dal Ferro è una testimonianza di come si può affrontare la vita con positività, nonostante le avversità. La sua esperienza è un promemoria potente dell’importanza di vivere pienamente, di prendere ogni giorno come un dono e di lottare per ogni piccola conquista, passo dopo passo.

Laura San Brunone

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