L’affare Tintess non smette di essere al centro della cronaca thienese e ora anche Legambiente è scesa in campo chiamata in causa dal Comitato Proteggiamo Larosa per invitare la Regione Veneto ad applicare il ‘principio di precauzione’ dicendo ‘no’ alle richieste dell’azienda.

Lo scopo è bocciare definitivamente la richiesta di Tintess di convertire l’impianto di recupero a impianto di trattamento rifiuti speciali liquidi pericolosi e non pericolosi e scongiurare così anche l’eventualità che i rifiuti penetrino nella falda sottostante inquinando l’acqua. E’ del 20 marzo infatti una raccomandata inviata da Circolo ‘Legambiente Pianeta Terra’ alla Segreteria Regionale per l’Ambiente con la quale si invitano i dirigenti a Venezia a prendere in considerazioni le osservazioni riportate nel documento. ‘Desideriamo far presente che già da mesi la nuova attività di trattamento dei reflui da conceria assunta da Tintess ha creato rilevanti disagi per la popolazione – sottolinea Legambiente – e quest’attività di tipo insalubre è incompatibile con abitazioni, scuole e attività produttive e industriali vicine alla zona. Inoltre, come si evince da studi geologici e idrogeologici svolti dal 1986, possiamo dedurre che l’Alto Vicentino è caratterizzato da una permeabilità del suolo molto elevata e ciò consente ai fluidi un facile passaggio tra suolo e sottosuolo. Ci preoccupa infine anche la situazione del Depuratore Consortile di Thiene, dove saranno convogliati i liquidi di scarico delle lavorazioni della Tintess. Esso mostra da anni limiti di capienza e a breve sarà destinato a smaltire anche gli scarichi della fognatura dell’Altopiano di Asiago’.   

Il Comitato Larosa non vuole allentare la presa sulla battaglia che ha ingaggiato mesi fa contro il progetto della Tintess. ‘L’azienda ha risposto alle nostre osservazioni – ha commentato il Comitato – dicendo che il progetto rispetta i limiti di distanza dell’impianto da abitazioni ed edifici pubblici previsti dal Piano regionale di gestione dei rifiuti e che non c’è nessun rischio tossicologico dovuta al’emissione di odori. E’ evidente però che non hanno letto bene la normativa, che dice in modo inderogabile che non ci possono essere abitazioni a meno di 150 metri, tranne quella del custode’.

di Anna Bianchini  

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