Il giorno dopo l’inaugurazione del tratto breganzese della Pedemontana, fioccano le polemiche su quello che per Achille Variati sarebbe un ‘teatrino’ , che non fa onore al Veneto.

‘ Ieri sono stati inaugurati 7 km di Pedemontana veneta alla presenza di ben tre ministri, nessuno dei quali competente sull’opera: il ministro dell’Interno, il ministro della Famiglia, il ministro degli Affari Regionali – dichiara Variati –  Salvini, sempre presente dove c’è da tagliar nastri, ha dichiarato: “Questa è la mia Italia”. A parte che l’Italia non gli appartiene, o non ancora: ma davvero la Pedemontana è un modello virtuoso, il simbolo di un Paese che funziona?’.

Variati quindi ripercorre la storia di un’opera, spacciata come l’emblema di un paese che funziona.
‘L’opera fu presentata il 28 luglio 1992. Nel settembre 1997 fu fatta la legge apposita, con l’allora governatore Galan che celebrava – come riportato dal Corriere della Sera – “un successo storico che pone fine a 32 anni di dibattito”. Ieri, insomma, è stato inaugurato il primo piccolo tratto di un’opera che è legge da oltre 20 anni, il cui progetto è di 27 anni fa, di cui si discute da più di mezzo secolo. E di cui mancano ancora opere complementari fondamentali per non creare un traffico disastroso per la viabilità ordinaria, come la complanare di Breganze ferma da tempo al Ministero delle Infrastrutture. Se questa è una storia di successo – conclude Achille Variati – , vuol dire che il nostro Paese  e la nostra terra veneta  hanno rinunciato alle ambizioni che invece meriterebbero di coltivare’.

Il Movimento 5 Stelle vuole andare a fondo

Ma non è stato l’unico a commentare un evento, di cui oggi i giornali veneti non fanno che parlare. Ad andarci giù pesante è il senatore pantastellato Enrico Cappelletti, che attacca Zaia e promette vigilanza sulla Pedemontana, sulla quale il M5S si è posto dei chiari obbiettivi:  fare chiarezza e trasparenza sul progetto, per molti anni segretato e  proporre un progetto alternativo, molto meno costoso ed impattante per l’ambiente.

‘Zaia ha nascosto per anni che un’opera da poco più di 2 miliardi di euro verrà nei fatti fatta pagare ai cittadini in tasse, imposte e pedaggi oltre 13 miliardi + iva: per molti anni le convenzioni economiche sono state infatti sottratte alla conoscibilità pubblica (è solo grazie ad un errore, cioè al fatto che avessero dimenticato il codice identificativo del notaio che ha registrato l’atto, che siamo riusciti ad estrarne copia) – spiega il senatore grillino bassanese –   Si dice che il costo spropositato sia giustificato dall’apporto di capitale e dal lavoro dei privati, trattandosi di progetto di finanza. Per Salvini é addirittura un esempio da replicare in tutta Italia. È vero l’esatto contrario. Guardando al progetto emerge infatti che:  per gonfiare i costi e rendere obbligato il ricorso al project financing, lungo il tragitto della Pedemontana non é stata utilizzata, adattandola, la viabilità esistente, al contrario é stata in parte distrutta, per obbligare i residenti ad imboccare la strada a pedaggio anche per brevi tratti.  Per circa un terzo del suo percorso Pedemontana, che poggia sulla dichiarazione di emergenza traffico, corre lungo un’autostrada connotata da traffico scarso (Valdastico) e non ha nulla a che fare con la fascia pedemontana. I rischi più significativi collegati alla realizzazione dell’opera fanno capo al soggetto pubblico. I guadagni, faraonici (5,7 miliardi di euro), ai privati – continua il senatore –  Le stime del traffico, elaborate da società non specializzate (e che spudoratamente avevano tra i propri collaboratori la figlia del RUP), sono state smentite da Cassa depositi e Prestiti e BEI.  Il concessionario con un investimento da 1 miliardo e mezzo a debito incasserà in 39 anni 13 miliardi + Iva, per questo ha ricevuto un prestigioso premio internazionale per aver stipulato il miglior contratto dell’anno. Ai politici in Regione, per logica, va dunque riconosciuto il premio per aver stipulato il peggiore. La Pedemontana Veneta sembra un modello di sperpero di denaro pubblico che probabilmente non ha precedenti nel nostro Paese e che peserà come un macigno sui conti della Regione per le generazioni a venire’.

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