Alle porte dell’autunno, Giovanni “Gianni” Casarotto si è goduto la prima estate da “libero cittadino” dopo dieci anni da sindaco. Un’estate fatta di riposo sì ma anche buona per guardare al futuro, sempre con un occhio vigile a quanto accade nella sua amata Thiene, al panorama italiano e internazionale. Classe 1951, questa intervista è l’occasione per parlare dell’uomo Casarotto, del suo rapporto con il municipio, inteso come la sua casa dal 2012 al 2022, ma anche cosa ci si potrà aspettare da qui ai prossimi mesi. È un Casarotto più rilassato sì ma che non ha perso la voglia di fare, di essere utile, sempre attento a cosa succede intorno. E non disdegna qualche stoccata.
Senta Casarotto come ha trascorso l’estate?
«In luglio sono stato qualche giorno al mare con mia moglie, mio figlio e la sua famiglia. Ad agosto sono andato in montagna tra Val di Fassa, Val Gardena e Val di Funes. Mi sono rilassato, questo sì».
Le manca qualcosa della vita da sindaco? E, di contro, cos’ha riscoperto in questi tre mesi?
«Sto cercando di abituarmi. Non è stato semplice, tutt’ora non lo è. Arrivavo da dieci anni di vita intensa, dove pensavo sempre a cosa fare meglio per Thiene e i miei concittadini; ho preso l’incarico con molto impegno, come fanno tutti i sindaci, cercando con la giunta e i collaboratori di prendere le decisioni più valide. Anche quando non si era in municipio, la testa andava sempre a cosa dovevi fare. Ora mi sto un po’ disintossicando, mi sto mettendo il cuore in pace; talvolta penso a progetti e idee che avrei potuto attuare se fossi rimasto e che, eventualmente, porterà avanti questa maggioranza».
Un uccellino mi riferisce che non riesce proprio a stare lontano dal municipio e dei giri non se li nega…
«Sono andato per dare dei consigli, su alcune questioni pensavo di poter essere ancora d’aiuto. Ma sono franco: devo staccare, perché ho avuto l’impressione di essere un po’ ingombrante. Come ho sempre detto: il nuovo parroco non vuole mai che il suo predecessore ci metta il naso. E credo che pure Giampi Michelusi non abbia piacere che gli si dica cosa deve fare. Dunque ho deciso di lasciar perdere».
A proposito, che effetto le fa vedere Michelusi in quello che per dieci anni è stato il suo ufficio?
«È lui il sindaco, è lui che ora deve lavorare per risolvere i problemi di Thiene. Ho dato la mia disponibilità per suggerimenti o altro ma non sono mai stato interpellato. Mi sono permesso di farlo io ma ho capito che è meglio lasciare perdere. Tutto qua».
La sua esperienza politica è chiusa?
«Sì. Con il parroco e il consiglio pastorale sto valutando un mio impegno progressivo in parrocchia, magari iniziando in modo leggero. Cercherò di capire se potrò fare qualcosa per la comunità. Poi vorrei avere più tempo per la famiglia e i nipoti: a fianco al maschietto di 8 anni, c’è la piccolina di 8 mesi».
Si sta aprendo la strada per quando sarà grande…
«No, no, da grande no (ride ndr). Se posso essere d’aiuto in qualche scelta, sono qui. In punta dei piedi, sia chiaro».
Intanto in quest’estate italiana, non ci siamo fatti mancare nulla, vedi la crisi di governo. Se l’aspettava?
«No, ma visto il clima creatosi, dico che è meglio andare a votare. Si sarebbe arrivati a primavera con il fiatone, fra mille polemiche, con l’impossibilità in questi mesi di attuare qualche provvedimento. Eravamo in campagna elettorale da un pezzo. Vedo tanta confusione ma, almeno lo spero, mi auguro che per metà ottobre ci sia il nuovo governo».
Chiunque vincerà, non avrà un compito facile…
«È vero: credo che stavolta toccherà al centrodestra».
Che idea si sta facendo della campagna elettorale? Personalmente la trovo povera di contenuti veri, fatta di tanti slogan.
«Sarebbe bello che accanto alle promesse, si mettessero i soldi per mantenerle. Mi pare che tutti alzino il tiro ma, alla fine, dov’è la copertura di spesa? Ho letto che nel primo consiglio dei ministri, qualora vincesse il centrodestra, si approverà l’autonomia: me lo sono segnato. Sono sempre stato a favore, dunque sarei molto contento. La vedo dura, però».
Si è annotato anche la Flat Tax?
«Ammesso che riescano a portarla avanti, non sarà una cosa dall’oggi al domani. Anzi, mi pare che lì dentro ci siano un po’ d’idee diverse in tal senso. Credo nella progressione fiscale: chi ha di più, paga di più, viceversa per chi ha di meno. È la democrazia, è equità, è giustizia sociale».
E l’estate italiana ha portato pure il rincaro delle bollette. Come vede la situazione per Thiene? I servizi reggeranno?
«Molto dipenderà dalle scelte che farà l’Europa. Si parla di un tetto per l’energia, specie per il gas, ma anche cosa deciderà di fare l’Italia. Durante la pandemia, il governo ha dato dei soldi ai Comuni per affrontare i problemi: se dovesse scattare la solidarietà su scala europea e nazionale, allora le cose cambierebbero, altrimenti si dovranno fare pure i conti con questo problema, anche per il bilancio comunale».
Come cittadino è preoccupato?
«Lo sono perché gli stipendi non sono così alti, le pensioni lo stesso e avremo persone che dovranno decidere se accendere il riscaldamento o mangiare. Si dovranno fare dei sacrifici. Ad esempio, mi viene in mente un’idea: perché non si torna a disputare le partite di calcio di giorno e non più la sera? Si risparmierebbe energia. Purtroppo ci sono tanti contratti televisivi. Anche i supermercati: teniamoli chiusi un giorno la settimana. Eppure nessuno ne parla per ridurre la spesa».
Tutto questo le ricorda la crisi energetica d’inizio anni Settanta?
«Quelli della mia generazione sono più preparati ad affrontare situazioni simili rispetto ai giovani. Arriviamo da una realtà dove non c’era il riscaldamento; ricordo molto bene la cucina a legna, gli inverni erano freddi, a letto ci si arrangiava con le bottiglie di acqua calda e il mattino si accendeva la stufa. Ci si lavava meno, c’erano meno agi».
Magari si potrebbe cambiare qualcosa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Che ne pensa?
«Sono favorevole: quand’è stato approvato, non c’erano la guerra e la crisi energetica. Ma qui siamo davanti a scelte europee, più che italiane».
È favorevole al nucleare?
«La ricerca del nucleare pulito deve andare avanti. È importante lavorare su quest’aspetto sulla possibilità che possa essere una fonte energetica fondamentale, cercando di arrivare, appunto, a quello pulito. Faccio un ragionamento; durante la pandemia, in un anno sono stati trovati i vaccini, che non saranno perfetti ma se prima ci volevano anni, ora si è lavorato assieme e i risultati si sono visti. Con la tecnologia attuale, se si volessero risolvere i problemi con il nucleare pulito, ci si potrebbe arrivare in modo veloce. Forse non c’è stata, o non c’è, la volontà. Parliamo di arrivare su Marte partendo da una base sulla Luna: pensate a quanta energia potrebbe produrre l’Italia attorniata dal mare, oppure eolica. Invece così non si pensa alle generazioni future».
Alessandro Ragazzo